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Finita l’era dei tabù sull’impotenza?

Uomo

Sanihelp.it – Quante volte abbiamo ripetuto che non bisogna provare vergogna verso problemi di salute sessuale, come un deficit dell’erezione, ma superare l’imbarazzo e rivolgersi al medico, meglio ancora all’andrologo, per trovare una soluzione, recuperando salute e serenità all’interno della coppia?


Il messaggio sembra essere arrivato a destinazione: che sia la volta buona per celebrare la fine dei tabù su quella che per anni è stata definita come impotenza? L’ottimismo è giustificato dai risultati dell’ultima ricerca condotta su Italiani, rapporti sessuali e disfunzione erettile da AstraRicerche: l’indagine ha rivelato che il 96% di coloro che sanno che cosa è il deficit erettile (e parliamo di circa 25 milioni di connazionali) non hanno dubbi circa la necessità, per chi è colpito dal problema, di rivolgersi a uno specialista. Precisamente, per il 73,5% (19 milioni), una delle figure di riferimento è il medico di famiglia, mentre per quasi il 55% (circa 14 milioni) è l’andrologo.

«La fiducia nella figura del medico messa in luce da questa indagine è motivo di soddisfazione per noi clinici» afferma il Professor Furio Pirozzi Farina, Presidente della Società Italiana di Andrologia. «Spesso i pazienti preferivano non curarsi piuttosto che andare dal medico a raccontare le proprie difficoltà. Oggi, invece, vediamo sempre di più una coppia informata e consapevole che considera il proprio benessere sessuale parte integrante della propria serenità».

Quasi il 73% degli interpellati è conscio della possibilità che la disfunzione erettile sia legata ad altre patologie. Per molti è connessa soprattutto a disturbi psicologici (58%), ma c’è anche chi è consapevole del legame con malattie come l’ipertensione (32,9%) e il diabete (28,9%).

Maggiori sono anche le conoscenze sulle possibilità di cura della disfunzione erettile: l’87,5% (22 milioni di persone) sa dell’esistenza di farmaci efficaci che permettono di avere una vita sessuale serena e naturale e quasi il 35% degli interpellati conosce anche le formulazioni più innovative, quelle che prevedono dosaggi minimi ma quotidiani. L’88,3% (20 milioni) sa anche che queste cure necessitano di prescrizione medica. Resta da verificare se gli Italiani si limitano a predicare bene o se anche nella pratica seguono i loro stessi consigli.

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