Sanihelp.it – Capita a sempre più donne: ci si sente pronte (o si hanno le possibilità sociali, economiche e anche affettive) per diventare madri quando però l’organismo comincia a essere meno propenso al concepimento. Nella donna, infatti, età e fertilità sono inversamente proporzionali. Una bambina ha in dotazione nelle due ovaie circa 400 mila ovociti che, a partire dalla pubertà, uno alla volta, sotto l’influsso ormonale, maturano e si staccano, per avviarsi all’eventuale incontro con gli spermatozoi, mensilmente. Questo processo si chiama ovulazione e avviene all’incirca al 14° giorno del ciclo mestruale.
«Gradualmente, con il susseguirsi dei cicli ovulatori la scorta iniziale di ovociti va esaurendosi e questo, contrariamente a quanto pensano molte donne, avviene anche se si assume la pillola anticoncezionale. Infatti, anche se l’ovocita non viene espresso nell’ovulazione, è come se si disattivasse: non verrà più comunque portato a maturazione e non potrà essere fecondato» spiega a Sanihelp.it la dottoressa Stefania Piloni, specialista in ostetricia e ginecologia a Milano.
Con il passare degli anni, quindi, si riduce la possibilità di concepire un figlio: «Cruciali sono i 35 anni, passati i quali la possibilità di concepire scende al 15-20% per ciclo di ovulazione. Dopo i 40 tale percentuale scende ancora al 10% e continua a calare fino alla menopausa, quando la donna non può più mettere al mondo un figlio» continua l’esperta.
Per conoscere il proprio potenziale di fertilità, una donna, soprattutto se ha superato i 35-40 anni e ha difficoltà a rimanere incinta, può sottoporsi ad esami specifici per verificare la cosiddetta riserva ovarica. «Fondamentali in particolare: l’ecografia con la conta dei follicoli antrali rimasti nell’ovaio (cioè quelli dove avviene la maturazione degli ovociti); il dosaggio dell’ormone AMH che dice quanti ovociti di buona qualità, cioè quelli eventualmente destinati alla procreazione, sono ancora a disposizione della donna; il dosaggio dell’ormone Fsh, prodotto dal cervello per stimolare le ovaie a far maturare gli ovociti (il cui valore alto segnala una riserva ovarica è ridotta)» spiega la dottoressa Piloni.
Se l’età è il fattore principale che condiziona la fertilità femminile, è anche vero che ci sono altri elementi che possono influenzarla. «Prima di tutto l’aver avuto figli in giovane età. Se cioè una donna ha partorito il primogenito a 30 anni, avrà decisamente meno difficoltà ad avere altri figli anche dopo i 40 rispetto a una donna alle prese con una prima gravidanza in età più matura» precisa la ginecologa. «È come se l’organismo avesse una sorta di memoria, senza contare che l’utero, maggiormente vascolarizzato, è più ricettivo ad ospitare un nuovo embrione».
Importante è anche la salute generale della donna e in particolare il peso-forma: «il grasso corporeo è direttamente coinvolto anche nel metabolismo degli estrogeni. Il sovrappeso, ma anche l’eccessiva magrezza, interferiscono, quindi, con l’ovulazione e possono determinare infertilità» chiarisce la dottoressa.
Chiaramente conta anche la salute del partner e, da ultimo ma non per ultimo, incidono anche le caratteristiche dei rapporti sessuali. Diciamolo subito: non ci sono posizioni che favoriscono il concepimento. Conta però prima di tutto la frequenza: «Se con un rapporto settimanale può essere più difficile rimanere incinta anche nel pieno della fertilità, rapporti a giorni alterni nei periodi fertili, cioè tra il dodicesimo e il sedicesimo giorno del ciclo (se è regolare), danno invece qualche chance in più» consiglia l’esperta. «Gli spermatozoi restano attivi nel canale vaginale anche per 2-3 giorni. Rapporti troppo ravvicinati, invece, finiscono per indebolire il seme maschile, così come incontri troppi distanziati (oltre la settimana di astinenza) fanno perdere vitalità agli spermatozoi».
Secondo diversi studi il desiderio sessuale delle donne è più alto proprio nei giorni in cui si hanno maggiori probabilità di rimanere incinta. Attenzione però: fondamentale è anche il coinvolgimento psicoemotivo. «Se infatti il sesso diventa troppo meccanico e finalizzato unicamente al concepimento, viene meno il desiderio spontaneo e ciò può incidere negativamente sui livelli ormonali, in particolare di testosterone, presente anche nell’organismo femminile e capace di agire positivamente sulla fertilità» ricorda la dottoressa.
Che dopo il rapporto alzare le gambe e stare a testa in giù favoriscano il concepimento sono in realtà leggende metropolitane: «Resta invece valido il consiglio di non lavare i genitali subito dopo il sesso e di rimanere a letto per mezz’ora» conclude la ginecologa.