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Sfatiamo alcune fake news sul sesso

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Sanihelp.it – Ancora pochi uomini si rivolgono all'andrologo e troppi si affidano invece al web e al passaparola con il rischio di imbattersi in notizie non provenienti da fonti scientificamente qualificate. Cinque, in particolare, i punti sui quali la Società Italiana di Andrologia ci aiuta a fare chiarezza.


1. Avere troppi rapporti sessuali fa male alla prostata? No, anzi, avere molti rapporti sembra essere un fattore protettivo per il cancro alla prostata, anche se mancano studi che lo dimostrino in modo definitivo. «Si è ipotizzato  che eiaculare poco frequentemente possa essere associato al tumore prostatico perché favorisce l'accumulo di fluidi che possono contenere sostanze cancerogeniche» ricorda Eugenio Ventimiglia, membro della Commissione scientifica Sia. «Uno studio pubblicato anni fa su Jama ha evidenziato che 4-7 eiaculazioni al mese riducono del 20-30% il rischio di neoplasia alla prostata». L'impianto della ricerca non permette di confermarlo con certezza, ma l'indicazione c'è. «Altri lavori hanno invece dimostrato che avere tante partner può facilitare le infezioni, le quali a loro volta potrebbero promuovere lo stato infiammatorio della prostata e di conseguenza il tumore. Ma in merito a questa seconda ipotesi, ci sono stati pochi studi e non solidi. Nell'uomo, in realtà, nessuno ha mai dimostrato che infiammazioni ripetute promuovano il tumore» rassicura l’esperto.

2.Le terapie a base di testosterone aumentano il rischio di infarto? No. «È vero piuttosto il contrario. Chi ha il testosterone basso ha un maggior rischio di infarti e ictus, quindi assumerlo in questi casi aiuta a prevenirli. Al contrario, assumerlo solo per aumentare i muscoli può mettere a rischio la fertilità» dice Fabrizio Scroppo, membro del Consiglio direttivo della società scientifica. «Dati di letteratura consolidati dimostrano ormai con certezza che la terapia del testosterone, se seguita per riequilibrare gli ormoni, ha mediamente un effetto positivo perché riduce i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari».

3. Andare in bicicletta fa male al sesso? Ancora un no. « Il ciclismo non causa problemi di erezione e infiammazione alla prostata. La buona notizia per gli amanti delle due ruote arriva da un lavoro pubblicato a marzo sul Journal of Urology e guidato ricercatori del Dipartimento di urologia dell'università della California di San Francisco. É il più ampio studio comparativo condotto fino a oggi in materia, che ha preso in considerazione quasi 4 mila maschi – 2.774 ciclisti e due gruppi di controllo che non andavano in bici, cioè 539 nuotatori e 789 runner – per vedere se chi praticava ciclismo avesse più problemi nella funzione sessuale o urinari, come precedenti indagini avevano suggerito. La ricerca, data numerosità del campione, confuta i lavori precedenti: non è emersa nessuna differenza tra ciclisti e non ciclisti, neppure tra chi praticava questo sport ad alta intensità, ovvero oltre 3 volte a settimana per almeno 25 miglia al giorno e chi invece lo faceva solo come hobby. Addirittura, gli irriducibili delle due ruote avevano una funzionalità erettile superiore a quella di chi pedalava meno» svela Scroppo.

4. L’inquinamento è nemico della fertilità? Sì: «Molte sostanze inquinanti funzionano da interferenti endocrini, cioè modificano l'equilibrio ormonale e la fertilità», conferma Scroppo. «La concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale maschile ha subito un decremento di oltre il 50% nel mondo occidentale dal 1973 al 2011. Numerosi studi documentano come l'esposizione cronica agli interferenti endocrini, anche in piccola quantità, sia potenzialmente responsabile, soprattutto in alcune fasce di età, quali il periodo di sviluppo fetale e la pubertà, di alterazioni dell'apparato riproduttivo maschile». Nel mirino ci sono soprattutto il bisfenolo A contenuto nella plastica e i pesticidi.


5. Gli antiossidanti possono aiutare? Sì, se si parla di vitamine e omega 3, ma il tema va approfondito. «Gli antiossidanti possono essere un'opzione terapeutica per l'infertilità maschile non idiopatica, ovvero non dovuta a patologie andrologiche note come i tumori del testicolo. Se somministrati sotto controllo di uno specialista, il loro impiego in maschi poco fertili può migliorare i risultati anche nel caso di utilizzo di tecniche di fertilizzazione in vitro. Sono necessari però ancora studi in grado di verificare la superiorità di un antiossidante su un altro» conclude Scroppo.

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