Sanihelp.it – L’infarto miocardico è una tra le principali cause di morte nei paesi occidentali e i fattori psicosociali ne costituiscono un importante fattore di rischio. Grazie a uno studio diretto dalla dottoressa Adriana Roncella, cardiologa e psicoterapeuta del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, A.C.O. San Filippo Neri di Roma, è stato possibile valutare l'impatto della psicoterapia nel trattamento post-operatorio. La ricerca, condotta con il coinvolgimento di 101 pazienti affetti da infarto del miocardio acuto e trattati con angioplastica d’emergenza, ha confermato che l’approccio psico-terapeutico accanto alle cure mediche standard sia uno strumento fondamentale per la guarigione del paziente.
Lo studio è iniziato dopo una settimana dal primo infarto dei pazienti in esame. Una parte del gruppo è stata trattata con terapia medica tradizionale, l’altra con terapia medica e psicoterapia breve. La psicoterapia è stata articolata in incontri individuali e di gruppo nell’arco di sei mesi. Il follow up ha compreso controlli clinici a sei mesi, un anno e cinque anni, nonché test psicometrici (stress, esaurimento vitale, supporto sociale, depressione e qualità della vita) a un anno.
I risultati hanno evidenziato come nel gruppo trattato anche con psicoterapia vi fosse una minor incidenza di nuove patologie mediche e di nuovi eventi cardiaci (ricorrenza di angina, aritmie ventricolari minacciose, reinfarto, stroke, morte). Nel dettaglio, 16 pazienti su 47 del gruppo in trattamento con psicoterapia contro i 27 su 47 del gruppo con solo terapia medica hanno registrato nuovi eventi cardiologici. Al follow up è stata riscontrata anche una riduzione statisticamente significativa del livello di depressione tra i partecipanti al gruppo della psicoterapia.
I dati preliminari della ricerca suggeriscono dunque che una psicoterapia breve nel post-infarto abbia un effetto positivo aggiuntivo a quello della terapia interventistica e medica.