Sanihelp.it – Nella nostra vita hanno ormai acquisito un ruolo primario le tecnologie digitali. Nel mondo una persona su quattro fa uso dei social media. Strumenti digitali come Facebook, Twitter e Whatsapp fanno parte del vivere quotidiano e non possono più solo essere ritenuti mezzi di comunicazione, ma vere e proprie estensioni della nostra individualità nell’intessere a sviluppare relazioni con il prossimo.
Ma queste tecnologie e i social media possono modificare la nostra individualità? Questa la domanda al centro dell’incontro dal titolo Mente e social media: come cambia l’individuo? organizzato dalla Fondazione IBSA per la ricerca scientifica e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
«In Italia – spiega Giuseppe Riva, docente di Psicologia della Comunicazione e Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autore di Nativi Digitali (Il Mulino) – abbiamo una relazione più affettiva con il mezzo tecnologico, pensiamo a quanto lo smartphone sia lo strumento principe per andare su internet e come diventi il centro della nostra vita affettiva/relazionale. Il social diventa l’equivalente virtuale dei luoghi di aggregazione del passato, facilitato dal fatto che ognuno può disporre di questo luogo virtuale a casa propria o da qualsiasi parte si trovi. Facebook risponde alla natura degli italiani, in particolar modo per la sua funzione di connessione affettiva e rassicurante».
Giuseppe Riva e i suoi collaboratori si sono anche occupati del fenomeno, ormai virale, del selfie. «Un selfie è da considerarsi differente da un semplice autoscatto, il quale non prevede la componente social della condivisione, e anche da un self-shot, termine che nel contesto dei nuovi media è arrivato a identificare le fotografie di se stessi a tema erotico. La nostra ricerca, tuttora in corso, ha tre obiettivi conoscitivi principali: comprendere perché le persone si fanno i selfie (quali motivazioni le spingono); se ci sono differenze tra uomini e donne per quanto riguarda questa pratica; analizzare le possibili caratteristiche psicologiche, dal punto di vista della personalità, delle persone che si fanno selfie».
La ricerca ha già mostrato dei risultati preliminari interessanti (agosto-ottobre 2014). 150 partecipanti (35% maschi, 65% femmine), con età media di 32 anni, hanno completato un questionario sui dati anagrafici; uno sul loro utilizzo di social media, sull’attività del selfie e sulle motivazioni associate a esso; il questionario Big Five Inventory per la misurazione dei tratti di personalità.
Per quanto riguarda il primo obiettivo di ricerca, è emerso che gli scopi riconosciuti all’attività del selfie sono soprattutto »far ridere e divertire gli altri» (39%), »vanità» (30%) e »raccontare un momento della propria vita» (21%). Quanto ai motivi per cui le persone si fanno i selfie, emerge che se li fanno non tanto per esprimere come sono o come si sentono (identità, aspetti interiori) bensì per raccontare agli altri con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo (aspetti esteriori).
Per quanto riguarda il secondo obiettivo di ricerca, le donne si fanno notevolmente più selfie degli uomini e risultano più interessate alle motivazioni interiori («mi faccio selfie per mostrare come sono e come mi sento»). Inoltre, affermano di sperare maggiormente di ricevere commenti positivi dagli amici sui social network e anche di temere maggiormente di ricevere commenti negativi dagli altri.
«Per quanto riguarda l’ultima domanda di ricerca – conclude Giuseppe Riva – sono tre gli aspetti della personalità che risultano associati all’attività del selfie. Le persone che si fanno selfie, rispetto a coloro che non se li fanno, appaiono significativamente più estroverse (ovvero più socievoli ed entusiaste, caratterizzate da elevate capacità sociali) e più coscienziose (ovvero più caute e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso). Inoltre, essere molto estroversi si associa a un maggior utilizzo dei selfie per mostrare agli altri «come ci si sente», mentre essere molto coscienziosi si associa al non essere particolarmente interessati ai commenti degli altri ai propri selfie, positivi o negativi che siano. Da ultimo, il tratto del neuroticismo o instabilità emotiva (tipico di persone che tendono a provare emozioni negative come rabbia e tristezza, sovente diffidenti nei confronti degli altri) si associa significativamente all’essere particolarmente preoccupati dalla possibilità di ricevere commenti negativi».