Sanihelp.it – Secondo un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychological Science le persone che divorziano possono essere colpite da depressione, soprattutto se ne hanno già sofferto in passato. Spiega David Sbarra della University of Arizona: «Eventi di vita emotivamente stressanti, come il divorzio, sono associati a un rischio significativo dovuto proprio allo stress prolungato, tra cui la depressione. Allo stesso tempo, sappiamo da numerose ricerche che l'esperienza del divorzio non è casuale: alcune persone sono più predisposte al divorzio rispetto ad altre».
I ricercatori, partendo da questo dato si sono chiesti se ad aumentare il pericolo di depressione sia la separazione in sé o i fattori che l'hanno causata, come discordia coniugale, nevrosi e ostilità. Si sono avvalsi nel loro lavoro dei dati di uno studio statunitense rappresentativo a livello nazionale. Gli scienziati hanno abbinato a ogni partecipante che si era separato o divorziato durante lo studio, un'altra persona rimasta sposata, che però aveva la stessa propensione al divorzio, sulla base di una serie di fattori. I risultati hanno messo in luce che il divorzio ha un effetto significativo sulla successiva depressione.
Un’osservazione più approfondita però ha rilevato che divorzio o separazione aumentano la probabilità di un episodio depressivo nei soggetti che ne avevano già sofferto: quasi il 60% degli adulti di questo tipo che ha divorziato durante lo studio, ha registrato un episodio depressivo alla valutazione di follow-up. Tutti gli altri (compresi quelli che avevano una storia di depressione ma non avevano divorziato, o che lo hanno fatto ma senza aver mai sofferto di depressione) non sembrano correre particolari rischi. Solo circa il 10% di queste persone, infatti, ha subito un episodio depressivo al follow-up.
«Se non si è mai vissuta una depressione significativa e si verifica una separazione o divorzio, le probabilità di ritrovarsi depressi non sono così grandi per tutti. Le persone con una storia di depressione che divorziano meritano però particolare attenzione, sostegno e consulenza ad hoc», ha concluso lo studioso.