Sanihelp.it – L’alcol dipendenza è una malattia cronica recidivante del sistema nervoso centrale, il cui impatto è devastante sia sulle persone che ne sono colpite, sia sulla vita dei loro familiari e della comunità di appartenenza.
Le stime dell’OMS non sono incoraggianti: in Europa l’alcol rappresenta, dopo il tabacco, il secondo fattore di rischio di malattia e morte prematura per l’impatto di disabilità e mortalità con costi altissimi di carattere sanitario, economico e sociale. L’alcol provocherebbe due milioni e mezzo di morti all’anno nel mondo. E in Italia? Nel nostro Paese ogni anno muoiono circa 17.000 persone a causa di malattie o incidenti legati al consumo eccessivo di alcol e i costi complessivi, calcolando tra gli altri mortalità, morbilità, perdita di produttività e costi sanitari, equivalgono mediamente al 3,5% del PIL.
In questo quadro risulta dunque importante la prevenzione. In occasione dell’Alcohol Prevention Day che si è celebrato nel mese di aprile, il Centro di Alcologia e Patologie Correlate di Careggi (Firenze) in collaborazione con Lundbeck Italia, ha presentato il manifesto «Conta i bicchieri, perché loro contano».
L’alcol è una sostanza psicoattiva che interferisce sul sistema dopaminergico e sul sistema oppioide endogeno e costituisce pertanto un notevole stimolo motivazionale al consumo per ottenere gratificazione. La dopamina è una sostanza naturalmente prodotta dal cervello che fa stare bene. Tuttavia, se la funzionalità dopaminergica è alterata dall’alcol dipendenza, l’individuo avverte un profondo senso di disagio che lo porta a cercare una gratificazione attraverso l’assunzione compulsiva e incontrollata di alcol.
«L’alcol dipendenza – spiega il Professor Mauro Ceccanti, Direttore del Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio, Università La Sapienza – è una malattia cronica recidivante che agisce sul sistema nervoso centrale e ne modifica la funzione. La sua azione si manifesta in vari stadi che si succedono nel tempo e che comportano una modificazione plastica del sistema nervoso centrale. Queste modificazioni fanno sì che l’individuo passi da un momento iniziale, in cui prevale l’aspetto gratificante, al termine del percorso in cui la ricerca dell’alcol è continua a causa della persistenza di un malessere generale, determinato appunto dalla mancanza di alcol, che si attenua soltanto con l’assunzione della sostanza. Non ci sono zone del nostro corpo che non vengano danneggiate da un uso incongruo di alcol, così come dimostrato da una vasta mole di letteratura scientifica e come sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità».
La gestione standard dell’alcol dipendenza prevede l’associazione del trattamento farmacologico con l’approccio psicologico, il counseling, la psicoterapia per raggiungere e mantenere l’astinenza. Tuttavia per molti pazienti l’astinenza totale, che rimane l’obiettivo primario, non è un obiettivo realistico e immediatamente raggiungibile poiché la percentuale di recidiva dei pazienti che seguono piani terapeutici mirati all’astinenza può essere anche dell’80%.
La riduzione del consumo di alcol come obiettivo alternativo offre ai pazienti e ai medici un’opzione terapeutica importante. Spiega il Professor Valentino Patussi, Responsabile del Centro di Alcologia e Patologie Correlate, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi (Firenze): «La riduzione del consumo di alcol come obiettivo terapeutico può essere un utile aggancio, soprattutto per favorire la compliance iniziale dei pazienti che sono spaventati dall’obiettivo dell'astinenza. In certi contesti e con certe tipologie di persone la possibilità di avere un presidio farmacologico che aiuti a ridurre il consumo di alcol costituisce un modo per ridurre le frequenti resistenze al cambiamento di stile di vita che si è consolidato nel tempo e che deve essere modificato per contenere il rischio di recidiva. Inoltre, la riduzione del consumo di alcol può essere utile a contenere l'aggravarsi delle patologie che possono essere causate dall'alcol: a tale proposito ricordiamo che l'alcol risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di sessanta malattie e condizioni patologiche, ivi compresi alcuni tipi di cancro, all’esofago e all’intestino e concausa di altre duecento».