Sanihelp.it – La positività tossica è uno stato mentale che porta a sperimentare e mostrare solo le emozioni positive. I sentimenti negativi invece, devono essere repressi a qualunque costo. La base di questa teoria, infatti, è che si ha un atteggiamento positivo le cose belle arrivano, e che se si contrasta ciò che rende tristi, ricordando di ciò che si possiede e di cui si deve essere grati, si diventa persone equilibrate e felici.
Questo approccio tuttavia, può avere effetti disastrosi. La cura fai da te basata sull’ottimismo oramai si è diffusa a livello esponenziale, complici anche i social, che troppo spesso restituiscono un’immagine distorta della realtà. Se ci si dovesse basare su quello che si vede su Facebook o Instagram, si dovrebbe vivere in un mondo meraviglioso, dove tutti sono pieni di amici e sono felici e contenti.
I dati però smentiscono quest’impressione di felicità perenne. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 300milioni di persone soffrono di depressione e questo numero continua a crescere. La depressione, infatti, è la prima causa di disabilità al mondo. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i 15 e i 29 anni.
Questa spinta a pensare positivo sempre e comunque, che si traduce nella negazione, minimizzazione e invalidazione dell’autentica esperienza emotiva, è quanto di più tossico possa esserci. Al contrario, quando le persone riconoscono e affrontano le emozioni negative, riescono a regolare il proprio comportamento e ad avere anche risposte più appropriate.
In poche parole, chi accetta la tristezza e l’affronta in quanto tale, la supera meglio di chi pensa che possa essere controllata con la repressione. Chi cerca di cancellare la sofferenza imponendo la positività, non solo soffre per l’emozione iniziale, ma si ritrova poi a fare i conti con il senso di colpa di non essere stato felice.