Sanihelp.it – Erid Dane, 52 anni, universalmente noto per aver interpretato il chirurgo plastico Mark Sloan nel medical drama Grey’s Anatomy e attualmente impegnato nella quarta stagione di Euphoria, in cui interpreta il ruolo di Cal Jacobs, padre del protagonista Nate, ha rivelato alla rivista People di essere malato.
«Mi è stata diagnosticata la SLA. Sono grato di avere la mia amata famiglia al mio fianco mentre affrontiamo questo nuovo capitolo» ha dichiarato la star, sposata da 15 anni con l’attrice Rebecca Gayheart (che molti ricorderanno come interprete della moglie di Dylan in Beverly Hills 90210) che ha da poco chiesto la revoca della richiesta di divorzio presentata nel 2018, e padre di due ragazzine, Billie Beatrice, di 15 anni, e Georgia Geraldine, di 13.
La SLA, sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta anche come malattia di Lou Gehrig, come spiega Arisla, la Fondazione Italiana di ricerca per la SLA, è una «malattia neurodegenerativa grave progressivamente invalidante, dovuta alla compromissione dei motoneuroni, le cellule nervose che stimolano la contrazione muscolare permettendo il movimento e altre funzioni importanti come la respirazione, la deglutizione o la fonazione. Quando nella SLA i motoneuroni degenerano, i muscoli volontari non ricevono più i comandi dal cervello e si atrofizzano, portando a una progressiva paralisi».
La SLA, che tende a colpire soprattutto tra i 40 e i 70 anni, è probabilmente dovuta a un insieme di fattori,che comprendono predisposizione genetica, stile di vita e fattori ambientali. I sintomi iniziali sono aspecifici, comprendendo rigidità o debolezza muscolare, e non facilitano la diagnosi. Gradualmente, si va incontro a una perdita di forza muscolare e, con una velocità di progressione che varia da persona a persona, si arriva all’immobilizzazione, all’impossibilità di comunicare fino alla compromissione delle funzioni vitali.
Al momento non c’è una cura risolutiva, anche se negli ultimi anni sono stati autorizzati alcuni farmaci sperimentali che puntano a rallentare la progressione della malattia. Si interviene principalmente con la tempestiva gestione dei sintomi: «grazie al supporto degli ausili tecnologici, la maggiore consapevolezza delle esigenze dei pazienti e l’aumento dei centri clinici specializzati, la qualità della vita dei pazienti è molto migliorata» riferisce sempre l’Arisla.