Sanihelp.it – «Proprio sul finire del Tour in Giappone all'improvviso ho avuto un grave distacco della retina. Sono stato operato d'urgenza e purtroppo dovrò rimanere ancora per un po' lontano da voi! Sono momenti certo difficili, in cui ti accorgi della bellezza di ciò che hai, solo quando la perdi» Era il 30 giugno del 2017 e Giovanni Allevi annunciava così ai fan, via Facebook, quanto gli era accaduto. Da allora, ogni estate il compositore si reca in Giappone per esibirsi e ringraziare il popolo che lo ha sostenuto in una fase tanto buia e delicata. Quest’anno, in particolare, è tornato proprio nel teatro dove ha avuto il distacco di retina. «Quel palco per me è sacro, il luogo in cui ho scoperto che la fragilità è la nostra forza» ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera rilasciata alla vigilia del nuovo viaggio, nella quale ha ripercorso quei momenti e anche quello che è diventato dopo di essi.
«Sin dal momento del distacco di retina, in pieno concerto, mi sono sentito un eroe: ho continuato a suonare sapendo di compromettere la mia situazione e l’ho fatto per amore della musica. Poi però quella notte, alla vigilia dell’operazione, con il campo visivo che si restringeva fino a zero, ho avuto un momento di terrore. Mi sono alzato per andare nella hall dell’hotel a guardare, più intensamente possibile, un’antica ceramica giapponese, temendo che sarebbe stata l’ultima immagine percepita dal mio occhio sinistro (con il destro ho seri problemi da anni)» ha rivelato, ricordando anche l’affetto mostratogli in quell’occasione dai fan sui social e anche da un’infermiera nipponica che gli donò una ghirlanda di origami come buon auspicio.
L’attesa dell’operazione è stata accompagnata dai consigli, via sms, dell’oftalmologo italiano che lo segue da anni e che lo ha rassicurato circa quello che avrebbe dovuto affrontare. L’intervento è riuscito, ma non è stato privo di conseguenze. «Sono stato operato di nuovo per via di una inaspettata e troppo repentina opacizzazione del cristallino. Al di là delle ragioni mediche e di una mia particolare vulnerabilità del sistema visivo, comincio a pensare che, in qualche modo, forse inconsciamente, io non voglia più vedere, per rifugiarmi in un mondo interiore fatto di immaginazione, di sensazioni e di musica» ha raccontato l’artista, che crede che un problema agli occhi potrebbe acuire la sua sensibilità.
Il compositore, infatti, non nasconde di non vedere più bene la mano sinistra quando è al pianoforte: «Sto cercando di abituarmi a suonare tenendo gli occhi chiusi. Lo spartito non è un ostacolo, perché ho sempre suonato o diretto l’orchestra a memoria. Il problema è che potrei avere un altro distacco di retina in qualunque momento, soprattutto in concerto, dove ci sono forti sollecitazioni fisiche, quindi vivo sotto una sorta di spada di Damocle. Ma la musica è tutta la mia vita ed ho deciso di andare fino in fondo, recuperando una buona dose di incoscienza». E a quanti potrebbero vivere la sua stessa situazione ricorda di «bere molta acqua e di non sottovalutare i fosfeni, i lampetti di luce che anticipano di diverse ore un possibile distacco», ma dà anche un consiglio filosofico: «accettare le difficoltà, perché possono aprirci a prospettive più vaste».