Sanihelp.it – Gli inibitori PD-1/VEGF combinano due meccanismi d'azione per potenziare la risposta del sistema immunitario e ostacolare la crescita tumorale. In particolare ivonescimab, un anticorpo bispecifico, si è dimostrato migliore nel controllare la malattia rispetto all'immunoterapia standard. Questo farmaco blocca sia il recettore PD-1 (programmed death receptor 1) che il VEGF (vascular endothelial growth factor). PD-1 è un recettore espresso sui linfociti T che, quando attivato dai suoi ligandi PD-L1 o PD-L2, inibisce la risposta immunitaria. Le cellule tumorali utilizzano proprio questo meccanismo per non farsi riconoscere e distruggere. VEGF è invece una proteina chiave nell’angiogenesi, la formazione di nuovi vasi sanguigni, processo che permette la crescita tumorale e la formazione di metastasi.
Ci sono farmaci, come pembrolizumab e nivolumab, inibitori del PD-1, che permettono ai linfociti T di attaccare il tumore, e farmaci inibitori del VEGF, come bevacizumab, che riducono l’apporto di ossigeno e sostanze nutrienti alle cellule tumorali.
Gli inibitori PD-1/VEGF combinano queste due azioni bloccando contemporaneamente l’inibizione della risposta immunitaria e la formazione di nuovi vasi sanguigni, migliorando l’azione dell’immunoterapia.
Per esempio, ivonescimab si è dimostrato utile nel migliorare sensibilmente la sopravvivenza libera da malattia rispetto alla cura standard con pembrolizumab, un risultato che se venisse confermato in ulteriori sperimentazioni potrebbe cambiare la terapia dei tumori del polmone metastatici.
Ad oggi sono diversi gli anticorpi bispecifici in fase di sperimentazione. Alcuni di essi, in particolare nei tumori del sangue, sono stati già approvati (blinatumomab, amivantamab e teclistamab).