Sanihelp.it – Il pene è l’organo riproduttore maschile, all’interno del quale c’è un canale, chiamato uretra, dal quale esce l’urina con la minzione e il liquido seminale con l’eiaculazione. All’interno del pene ci sono due cavità, che costituiscono il tessuto erettile, chiamate:
corpi cavernosi, le due colonne del tessuto erettile che formano la maggior parte del pene;
corpi spongiosi, una colonna del tessuto erettile che circonda l’uretra.
La testa del pene, glande, è coperta da una pelle flaccida, chiamata prepuzio.
Il 90% dei casi di tumore riguarda le cellule squamose e i principali sintomi sono:
rigonfiamento e/o dolore al pene da un mese o più
secrezione maleodorante
sanguinamento dal pene
formazione di piccole ferite, noduli o placchette sul pene
cambiamento di colore e ispessimento della pelle del pene.
Le cause non sono ben note, ma il principale fattore di rischio è rappresentato dall’infezione da Papillomavirus (HPV), che si trasmette per via sessuale.
La diagnosi si basa sull’analisi del pene e della regione genitale, con eventuale biopsia. Gli esami da eseguire sono la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica nucleare (RMN) e la tomografia a emissione di positroni (PET), per trovare le cellule maligne che si fossero diffuse all’interno del corpo.
La chirurgia è il trattamento più utilizzato per tutti gli stadi del tumore al pene, dopo di che si può ricorrere alla chemioterapia e alla radioterapia. I principali farmaci usati per il trattamento del tumore del pene sono: il 5-Fluorouracile e la Bleomicina. Alcuni farmaci, infatti, possono essere somministrati per potenziare e dirigere le difese naturali dell’organismo verso il tumore. Questo tipo di trattamento si chiama immunoterapia.
Secondo uno studio presentato di recente a San Francisco, una combinazione dell’anti-PD-1 cemiplimab con la chemioterapia standard appare efficace come terapia di prima linea per i pazienti con tumore del pene localmente avanzato o metastatico. Lo studio ha coinvolto 29 pazienti non sottoposti in precedenza a nessun trattamento per il tumore del pene e con una diagnosi di carcinoma squamocellulare del pene o dell'uretra peniena confermata dall’istologia. I partecipanti, la cui età media era di 61 anni, sono stati trattati con cemiplimab endovena ogni 3 settimane più la chemioterapia a base di cisplatino per 4 cicli, seguiti da un mantenimento per un massimo di 30 settimane con il solo cemiplimab ogni 3 settimane. La durata della risposta è stata molto variabile, ma i risultati si sono rivelati estremamente incoraggianti.