Sanihelp.it – Essendo un tumore benigno del rene, l’angiomiolipoma non è in grado di diffondersi ad altri organi. È caratterizzato da tre componenti cellulari che ne definiscono anche il nome: la componente vascolare (angio), la componente muscolare (mio) e la componente lipidica (lipoma). Può colpire uno o entrambi i reni, a volte in tempi diversi.
Più frequentemente compare in modo del tutto casuale, ma in alcuni casi può essere una delle manifestazioni della sclerosi tuberosa, malattia genetica che comporta lo sviluppo di tumori, di solito benigni, in varie parti del corpo, ma anche altre problematiche tra cui epilessia, ritardo cognitivo, difficoltà respiratorie. La malattia colpisce con maggiore frequenza donne di età superiore ai 40 anni.
Se la dimensione dell’angiomiolipoma non supera i 4 centimetri, non si avvertono disturbi, e quindi il riscontro è occasionale, ma se le dimensioni aumentano possono comparire sintomi quali ripetute infezioni delle vie urinarie ed emorragie retroperitoneali, che possono provocare nausea e vomito.
Diversi sono gli accertamenti richiesti per arrivare a una diagnosi, tra cui ecografia, tomografia computerizzata (TC) e risonanza magnetica nucleare (RMN). In particolare quest’ultima, che permette di evidenziare bene i tessuti, è molto utile per arrivare a una diagnosi definitiva di angiomiolipoma, in quanto la presenza di tessuto lipidico permette di escludere l’adenocarcinoma renale, malattia tumorale diversa.
Se non vi sono sintomi e la dimensione del tumore non supera i 4 centimetri non sono necessarie terapie, diversamente può essere necessario un intervento chirurgico. La grandezza dell’angiomiolipoma è di fondamentale importanza in quanto le complicazioni, come per esempio le emorragie, potrebbero provocare la perdita di funzionalità di uno o di entrambi i reni, costringendo quindi alla dialisi.
