Sanihelp.it – Il fondatore dell’Omeopatia fu Samuel Hahnemann (1755-1843), che combatteva contro la medicina dei suoi tempi, che faceva uso di salassi, purghe, sudoriferi, preferendo la relazione di similitudine che è alla base dell’omeopatia: similia similibus curentur, cioè i simili si curino coi simili, ovvero le stesse cose che causano il male, lo guariscono.
In che modo l’Omeopatia può essere utile in Oncologia? Naturalmente non sostituendosi in alcun modo alla medicina tradizionale, ma come terapia di supporto, per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, della radioterapia e della ormonoterapia che vengono utilizzate come trattamento della neoplasia. Quindi l’Omeopatia non è una cura del cancro, ma serve per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
«Uno studio di osservazione multicentrico ha valutato l'effetto del rimedio omeopatico per quanto riguarda la riduzione di effetti secondari collaterali dovuti al trattamento oncologico – spiega Marco Lauro, responsabile del Servizio scientifico di Boiron Italia – che ha anche registrato una soddisfazione del paziente che riceveva la terapia omeopatica in supporto alla cura oncologica. Lo studio ha evidenziato una diminuzione del 50-70% degli effetti collaterali invalidanti come inappetenza, nausea, stanchezza cronica nel gruppo che ha utilizzato l'omeopatia in associazione ai trattamenti convenzionali per combattere il cancro».
Con l’Omeopatia si possono trattare inoltre sintomi quali dolori muscolari, addominali, diarrea o stipsi, vampate di calore, manifestazioni dermatologiche dovuti per esempio a trattamento radioterapico. Ricordiamo che l’Omeopatia è priva di effetti collaterali e che, riducendo gli effetti avversi dei farmaci oncologici, diminuisce anche l’utilizzo di medicinali solitamente usati proprio allo scopo di combattere questi effetti, come i cortisonici, gli antiemetici e gli antidolorifici.