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Tumori: si potrà predire quale farmaco funziona meglio

Sanihelp.it – In tempi decisamente brevi sarà possibile predire quale farmaco impiegare nella cura di diversi tumori e indirizzare il medico verso una scelta farmacologica mirata e personalizzata: lo sostengono i risultati di un recente lavoro pubblicato sul Journal of National Cancer Institute (JNCI) da ricercatori della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.


Gli autori sono arrivati a questa conclusione partendo da una ricerca che ha consentito di spiegare come una stessa alterazione in differenti proteine sia mantenuta in alcuni tumori che rispondono al trattamento con Imatinib. Questa molecola è in grado di spegnere intelligentemente lo stimolo proliferativo innescato da alcune proteine la cui aberrante funzione è la causa principale dello sviluppo tumorale.

Imatinib è impiegato per curare la leucemia mieloide cronica e i tumori stromali gastrointestinali (GIST).
Tuttavia, in alcuni pazienti il trattamento farmacologico smette di essere efficace in seguito all’insorgenza di un’alterazione secondaria che impedisce al farmaco di funzionare. Questa alterazione, che prende il nome di sostituzione aminoacidica, modifica la proteina, che così alterata non riesce a interagire con il farmaco. La diretta conseguenza è la ripresa della crescita tumorale.

Curiosamente, nella leucemia mieloide cronica nei GIST, che sono due tipi di cancro molto differenti tra di loro, l’alterazione è identica. Questo fenomeno è dovuto a una selezione naturale che fa sì che solo le cellule tumorali con la proteina alterata riescano a sopravvivere nonostante il trattamento farmacologico.
Approcciando il problema con una nuova metodologia definita modellismo molecolare, si riesce a prevedere, tramite complessi calcoli matematici, se le modifiche delle proteine introdotte da alterazioni siano compatibili o meno con l’interazione con farmaci.

Questa tecnica, che è stata validata da esperimenti su cellule in vitro, consente di predire nel modello l’efficacia dell’interazione tra farmaco e bersaglio, costituito da una proteina alterata in quello specifico tumore. La simulazione effettuata usando il modello può poi vedere e prevedere l’attività di farmaci alternativi.

Trovato un candidato, si prova la sua efficacia in linee cellulari costruite appositamente con la proteina alterata di quel determinato paziente e, se funziona, si passa al trattamento. Esiste già almeno un esempio che questa procedura porta dopo due settimane di trattamento a un cambiamento funzionale del tumore (che smette di crescere).

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