Sanihelp.it – Nanoparticelle, che funzionano come droni, capaci di attraversare la massa densa che circonda il tumore e di trasportare il farmaco in maniera selettiva nelle cellule malate, in concentrazioni maggiori (+33%) e senza danneggiare i tessuti sani. La nanomedicina rappresenta una vera e propria rivoluzione per l’oncologia e apre la strada alla chemioterapia target, la nuova frontiera per sconfiggere il cancro.
«Un nanometro equivale a un miliardesimo di metro. In queste dimensioni le proprietà fisiche della materia e il modo in cui si esprimono le leggi della natura cambiano. Le nanotech modificano radicalmente i principi della lotta al cancro perché aprono nuovi orizzonti nella personalizzazione della terapia», spiega il professor Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston, il più importante ricercatore al mondo nel campo della nanomedicina.
«La nanotech unisce molteplici settori scientifici: sulla scala nanometrica le differenze tra discipline svaniscono. I nanofarmaci infatti non possono che essere il frutto della collaborazione tra clinici, oncologi molecolari, ingegneri, chimici, farmacologi e matematici». I principi della nanotecnologia si applicano anche nella diagnosi radiologica. Uno degli obiettivi è sviluppare traccianti radioattivi legati ad altre sostanze che mirino a punti specifici del tumore. In questo modo sarà possibile disporre di una definizione diagnostica decisamente migliore di quella offerta dai normali mezzi di contrasto.