Sanihelp.it – Il tumore del colon-retto rimane uno dei più diffusi in Italia, negli ultimi quindici anni però si registra un trend positivo con un aumento nella sopravvivenza del 10%, merito anche degli screening che consentono di individuare il tumore in fase precoce.
Come spiega però il professor Francesco Di Costanzo, Direttore dell’Oncologia Medica del Careggi di Firenze, uno dei centri di riferimento a livello nazionale: «Purtroppo la possibilità di sottoporsi al test del sangue occulto nelle feci viene ancora ignorata da 4 italiani su 10. La prevenzione, primaria e secondaria, è un’arma fondamentale per ridurre l’incidenza e il rischio di ammalarsi di qualsiasi tipo di cancro. Inoltre, disponiamo oggi di strumentazioni per accertamenti clinici più efficaci e precisi, con importanti innovazioni che riguardano ad esempio le PET, tomografie a emissioni di positroni. Ma non solo. Grazie ai marker biomolecolari stiamo cambiando la storia nel trattamento dei carcinomi del tratto gastrointestinale, che colpiscono ogni anno 90.000 persone, perché possiamo classificare le neoplasie e seguire di conseguenza schemi terapeutici mirati, risparmiando cure inutili ai malati e aumentando la sopravvivenza. Moltissimi pazienti su cui prima non potevamo intervenire sono diventati oggi operabili. È evidente, quindi, come un’accurata selezione dei casi permetta di ridurre anche i costi e gli sprechi».
Si è da poco concluso il secondo appuntamento del Master Class nei tumori gastrointestinali (GI) che ha coinvolto i massimi esperti italiani nel fare il punto sulla situazione nel nostro Paese a proposito di: biologia molecolare, approcci multidisciplinari, best practices nella patologia avanzata.
«Le terapie adiuvanti rappresentano un altro aspetto fondamentale nel trattamento delle neoplasie GI – aggiunge il dott. Lorenzo Antonuzzo, dell’Oncologia Medica del Careggi –. Quali pazienti possono riceverle? A che stadiazione della malattia? Il dibattito scientifico è ancora molto acceso e vogliamo che le scelte vengano condivise il più possibile tra i clinici, per prendere decisioni omogenee su tutto il territorio nazionale. Per questo è fondamentale la realizzazione delle reti oncologiche regionali, essenziali per risparmiare risorse, garantendo alti standard qualitativi in tutta Italia e percorsi assistenziali uniformi. Soprattutto ora, perché disponiamo di nuovi farmaci, più efficaci ma caratterizzati spesso da una gestione complessa».