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Testa-collo: la citologia nella diagnosi precoce

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Sanihelp.it – L’infezione da Papillomavirus umano (HPV) avrebbe un ruolo nello sviluppo di un sottogruppo di carcinomi squamosi testa-collo; l’infezione da HPV infatti si riscontra in circa il 30% di questi tumori, con picchi di prevalenza nei tumori orofaringei, particolarmente tonsillari. A rivelarlo, uno studio appena pubblicato su Cancer e condotto da Maria Benevolo dell’Anatomia Patologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena in collaborazione con l’Otorinolaringoiatria dello stesso Istituto e la Dermatologia Infettiva del San Gallicano.
 
I carcinomi HPV-positivi differiscono da quelli HPV-negativi per diversi aspetti come: fattori di rischio, età alla diagnosi, risposta ai trattamenti e prognosi. L’aumento dell’incidenza dei tumori HPV-associati ha evidenziato la necessità di validare strumenti efficaci per valutare le lesioni del distretto testa-collo e il loro status HPV.«Il prelievo citologico per la valutazione delle lesioni orali e orofaringee potrebbe limitare gli effetti indesiderati di una biopsia, contribuendo a diminuire il disagio del paziente e nello stesso tempo i costi», sottolinea Maria Gabriella Donà, fra gli autori dello studio. «Per validare tale approccio, presso la divisione di Otorinolaringoiatria abbiamo arruolato 164 tra individui con una lesione neoplastica o non-neoplastica del cavo orale o dell’orofaringe e individui senza alcuna lesione clinicamente evidente nelle suddette sedi».
 
I partecipanti sono stati sottoposti a un prelievo citologico (cytobrushing) che è stato analizzato per verificare la presenza del DNA del virus. La valutazione morfologica e l’analisi dell’HPV sono state effettuate in parallelo sia sul campione citologico che sulla biopsia, per valutare la concordanza fra i risultati nei due tipi di prelievo.
 
«Questo studio può contribuire a migliorare la diagnosi precoce e la pianificazione del trattamento dei tumori epiteliali della testa e del collo. In futuro, a fronte di più ampi studi di validazione, il prelievo citologico potrebbe essere un utile strumento di screening su popolazioni a rischio» dichiara Maria Benevolo. 


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