Sanihelp.it – Il tumore dell’utero rappresenta nel mondo la seconda neoplasia femminile per incidenza, dopo il carcinoma della mammella, con un numero stimato di 471.000 nuovi casi per anno.
Il trattamento è correlato all’estensione della malattia. L’opzione chirurgica, l’isterectomia radicale, consiste nell’asportazione dell’utero, della cervice e parte della vagina, con la possibilità di asportare nella stessa sede anche le ovaie, le salpingi o i linfonodi adiacenti.
Un tempo veniva praticata solo con chirurgia tradizionale, oggi può essere effettuata con la chirurgia laparoscopica e robotica secondo tecnica di nerve sparing (conservazione delle fibre nervose), ottenendo gli stessi risultati terapeutici, con una riduzione delle complicanze e un periodo di degenza ridotto.
L’isterectomia radicale comprende però oggi diverse tecniche di intervento, con diverso grado di radicalità.
Recentemente è apparsa su Lancet Oncology una proposta di classificazione basata sulla revisione della letteratura scientifica più recente. Una standardizzazione internazionale della classificazione dell’isterectomia radicale e dei termini anatomici utilizzati consentirebbe agli esperti del settore un confronto più univoco ed efficace nella stesura dei protocolli clinici.
La nuova classificazione, presentata in questi giorni a Roma, oltre a raggiungere una standardizzazione della tecnica chirurgica, assicurerà in maniera più decisa una modulazione-personalizzazione della radicalità chirurgica nel rispetto della qualità della vita delle pazienti.
L’isterectomia radicale può infatti portare ad alterazioni della funzione vescicale (4-80%), diretta conseguenza del danno alle strutture nervose che sono a stretto contatto con tessuti che è necessario recidere durante l’intervento. Tanto maggiore è la radicalità tanto più grave è il danno neurologico. Analogamente il danno alle fibre nervose pelviche può compromettere nel 40% dei casi la funzionalità intestinale e in oltre 20% delle pazienti interessare la sfera sessuale, con gravi ripercussioni legate alla percezione della propria femminilità.