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I tumori neuroendocrini

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Sanihelp.it – I tumori neuroendocrini colpiscono ogni anno in Italia oltre 1200 persone e presentano spesso caratteristiche tali da renderne difficile la diagnosi: i sintomi più comuni sono un arrossamento diffuso e crampi addominali, spesso accompagnati da diarrea; alcuni di questi tumori sono invece del tutto asintomatici.


Il centro di riferimento, in Italia, per la cura e il trattamento di questa patologia, è il Ce.Ri.Ca. e ha sede presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. A dimostrazione dell’eccellenza raggiunta, ogni anno si recano nel centro milanese oltre 450 pazienti di cui 100 alla prima diagnosi, il 50% dei quali viene da altre Regioni. L’Istituto ha recentemente ospitato il convegno internazionale Tumori endocrini toracici e digestivi, con la partecipazione di più di 400 esperti da tutto il mondo. 

Come spiega il professor Emilio Bajetta, Direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’INT e Presidente del convegno: «Il centro è attivo dal 2006, ma la nostra esperienza nel trattamento di questo tipo di patologie è ventennale. Per una corretta diagnosi è indispensabile un approccio multidisciplinare a tutto campo. È ancora molto difficile riconoscere un malato con tumore neuroendocrino e la non individuazione è spesso determinata, all’esordio, dall’assenza di adeguate strutture di anatomia patologica. Il convegno rappresenta l’occasione per lanciare un appello per aumentare la sensibilità degli addetti ai lavori, in primis gli anatomo-patologi e i clinici. Solo così sarà possibile segnare un decisivo passo in avanti a favore di questi pazienti che fino a oggi sono trattati in maniera eterogenea e spesso inadeguata perché colpiti da una patologia rara».

I tumori neuroendocrini, la cui causa è ancora sconosciuta, colpiscono con maggior frequenza gli uomini. Si registrano casi in ogni fascia d’età, soprattutto tra i 50 e i 60 anni. Possono presentarsi in ogni sede dell’organismo, ma sono più frequenti nel tratto gastroenteropancreatico (circa il 70% dei casi segnalati).

«La grande sfida per questi pazienti è rappresentata dai nuovi trattamenti, perché trattandosi di una patologia rara non è possibile condurre studi che coinvolgano molti casi. Oggi sono disponibili strategie terapeutiche che permettono, se gestite in maniera adeguata e con un approccio integrato, di assicurare al malato una lunga sopravvivenza con una buona qualità della vita. In particolare, octreotide LAR (formulazione a rilascio ritardato), un analogo della somatostatina, ha dimostrato di essere efficace nei carcinomi neuroendocrini ben differenziati. Questa molecola ha la capacità di controllare la crescita tumorale e di moderare i sintomi della sindrome da carcinoide: rossore ed edema del viso, diarrea e dolori addominali, ipo o ipertensione, difficoltà respiratorie». 

I pazienti trattati con octreotide LAR hanno mostrato una riduzione del 66% del rischio di progressione della malattia rispetto ai pazienti trattati con placebo.

«I tumori neuroendocrini possono rimanere silenti per anni, crescono lentamente e spesso divengono metastatici prima di diventare sintomatici. I sintomi stessi possono facilmente venire mal interpretati. Una corretta identificazione richiede un approccio integrato polispecialistico e polifunzionale che unisca le competenze dell’anatomo-patologo, del radiologo, del medico nucleare, dell’endoscopista, dell’oncologo, del chirurgo, dell’endocrinologo e del gastroenterologo».


All’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano si è creato un team che garantisce la presenza di tutte queste figure professionali, ai massimi livelli internazionali. Un’équipe che, per numero di pazienti trattati e produzione scientifica, non ha eguali nel nostro Paese.

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