Sanihelp.it – Nei cittadini stranieri la malattia viene scoperta con un ritardo notevole rispetto ai cittadini italiani, fino a un anno dopo con esiti spesso fatali per gli ammalati.
A lanciare l'allarme è l'Associazione Italiana di Oncologia Medica, per voce del presidente, il professor Carmelo Iacono: «Vediamo un aumento dei tumori più direttamente correlati a stili di vita errati (polmone, testa-collo, colon-retto, stomaco) e al mancato accesso allo screening (collo dell’utero, seno e ancora colon retto). Questo si traduce in diagnosi tardive, che giungono quando la neoplasia è in fasi più avanzate ed è quindi più grave. In questa popolazione vi è poi un’incidenza maggiore di cancro al fegato, che origina in gran parte dei casi da cirrosi dovute a forme di epatite B cronica ed è quindi più frequente in popolazioni che non hanno ricevuto la vaccinazione contro il virus, hanno vissuto in ambienti in cui questo prolifera o presentano altri fattori predisponenti (rapporti non protetti, abuso di alcol, ecc.)».
Gli stranieri sono oggi 4.570.317, il 7,5% della popolazione e AIOM ha deciso di attivare il primo progetto nazionale multietnico. Verranno previsti incontri e realizzati opuscoli informativi tradotti nelle principali lingue e adeguati alle diverse culture, da diffondere in collaborazione con altre Società scientifiche. Su www.aiom.it verrà attivata un’area dedicata con un’attenzione particolare per i ragazzi: i minorenni stranieri nel nostro Paese sono 932.675, di cui 572.720 nati qui.
Il professor Marco Venturini, presidente entrante AIOM sottolinea: «Dobbiamo insistere sulla prevenzione, in particolare attraverso il coinvolgimento delle seconde generazioni. Si tratta di cittadini che parlano la nostra lingua, crescono in Italia, fanno da tramite per la traduzione, la comunicazione, l’informazione ai genitori e rappresentano una risorsa insostituibile come fautori del cambiamento culturale all’interno del nucleo familiare».