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Tumori in Italia, guarigioni in aumento

Stato dell'Oncologia in Italia

Sanihelp.it – Si è svolto lo scorso 28 aprile presso il Senato della Repubblica il convegno nazionale «Stato dell’Oncologia in Italia», promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), cui ha preso parte anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.


Un’occasione importante dalla quale è emerso un dato significativo: oggi il 68% degli italiani a cui viene diagnosticato un tumore frequente sconfigge la malattia. Aumentano dunque le guarigioni, con la percentuale che raggiunge il 91% nel caso dei tumori alla prostata e l’87% in quelli del seno, le due neoplasie più diffuse fra gli uomini e le donne.

Gli oncologi continuano a lavorare puntando su due aspetti: la prevenzione, nel tentativo di aumentare la consapevolezza dei cittadini su quanto uno stile di vita sano abbia un ruolo protettivo (il 40% dei tumori potrebbe essere così evitato) e il tentativo di garantire a tutti i pazienti le terapie e l’assistenza migliori. A questo proposito, l’AIOM ha proposto alle Istituzioni la creazione immediata di un Fondo Nazionale per l’Oncologia.

Spiega il professor Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM: «Nel 2015 sono stati stimati 363.000 nuovi casi di cancro nel nostro Paese. Il Fondo può essere finanziato con le accise sul tabacco, un centesimo in più a sigaretta, per colpire una delle cause del tumore al polmone, tra le forme più diffuse, con circa 41.000 nuove diagnosi registrate nel 2015. Terapie innovative sempre più efficaci consentono ai pazienti di vivere a lungo, in alcuni casi più di cinque anni con una buona qualità di vita, anche se colpiti da patologie particolarmente aggressive come il melanoma avanzato che fino a pochi anni fa era caratterizzato da una sopravvivenza di 6-9 mesi». 

«L’istituzione di un Fondo non deve esimerci dall’obbligo dell’appropriatezza. Sono ancora troppi gli esami impropri, un problema che riguarda in particolare i marcatori tumorali. Questi test sono utilizzati in oncologia da più di 40 anni, ma oggi il loro uso sta diventando eccessivo rispetto al numero dei pazienti oncologici perché vengono impiegati a scopo diagnostico in persone non colpite dalla malattia. Nel 2012 sono stati eseguiti oltre 13 milioni di marcatori tumorali a fronte di 2 milioni e 300mila italiani che vivevano dopo la diagnosi (oggi sono più di 3 milioni). La soluzione è rappresentata dall’uniformazione a livello nazionale delle indicazioni per un loro uso appropriato, per questo l’AIOM entro il 2016 presenterà un documento condiviso con la SIBiOC (biochimici clinici) e altre società scientifiche», sottolinea la dottoressa Stefania Gori, presidente eletto AIOM. 


«Data la bassa specificità di quasi tutti i biomarcatori, l’impiego a scopo diagnostico e durante il follow up comporta un’alta probabilità di incorrere in risultati falsi positivi che, di fronte al numero complessivo di richieste, potrebbe riguardare in Italia ogni anno centinaia di migliaia di persone non affette da tumore, che almeno in parte vengono sottoposte a ulteriori accertamenti di conferma o esclusione di una possibile neoplasia. L’eccessivo utilizzo di esami in scenari inappropriati rappresenta oggi un problema socio-sanitario complesso. Sono evidenti le conseguenze psicologiche e fisiche sul paziente e pesanti le ricadute sul piano della organizzazione e fruizione dei servizi, quindi anche economiche, che possono far seguito all’impiego di marcatori tumorali, di esami diagnostici di imaging e esami endoscopici prescritti in modo improprio», commenta il professor Pinto.

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