Sanihelp.it – In un’intervista rilasciata all'AdnKronos Salute l’immunologo Alberto Mantovani riassume il contenuto del suo libro Bersaglio mobile, in cui paragona il cancro a un pugile che si muove veloce sul ring cercando di spiazzare l’avversario. Il nemico che potrebbe riuscire a sconfiggere questo pugile molto particolare esiste, ed è l’immunoterapia.
Se anni fa gli studi erano concentrati solo sulla cellula tumorale, negli ultimi 10-15 anni si è data importanza al microambiente, ossia la nicchia ecologica dentro cui si sviluppa un tumore, di cui fanno parte le difese immunitarie.
«Secondo la nuova visione – spiega lo scienziato – dobbiamo pensare che a un malato di cancro sono successe due cose: una parte delle sue difese naturali l'hanno tradito, come poliziotti corrotti passati dalla parte del nemico che, non contenti, hanno somministrato sonnifero all'altra parte del sistema immunitario che si è addormentata.
All’inizio sono stati introdotti gli anticorpi monoclonali, ormai considerati uno standard contro le neoplasie più svariate: da quelle del sangue al cancro del colon, del polmone e molti altri tumori fino al melanoma.
Più recentemente l'armamentario immunologico si è arricchito di nuovi farmaci che puntano a risvegliare le difese addormentate: sono due anticorpi che tolgono i freni del sistema immunitario per contrastare un gran numero di tumori, in particolare ottimi sono i risultati ottenuti in clinica nel melanoma metastatico.
Poi ci sono le cosiddette terapie cellulari, cellule del sistema immunitario che uccidono le cellule tumorali. Ricordiamo le Car-T, trattamento in cui i linfociti del paziente vengono isolati, riprogrammati per colpire il tumore, quindi reimmessi in circolo.
E sono ora allo studio le Cik, nuovi killer immunologici giunti in fase clinica II.
Gli scienziati sono certamente contenti dei risultati finora ottenuti, ma proseguono nel loro cammino per arrivare a esplorare ancora nuove frontiere.