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Malattie neuromuscolari e sport

Sanihelp.it – Il CRIAMS (Centro di Medicina dello Sport) di Voghera diretto del Prof. Giuseppe D’Antona del Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell'Università di Pavia, ha partecipato a un progetto multicentrico nazionale dell’Italian Clinical network of FSHD (ICNF), coordinato dalla Prof.ssa Rossella Tupler del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Modena-Reggio Emilia che, per la prima volta, ha disvelato il ruolo positivo dell’attività fisica svolta in età giovanile in soggetti nei quali, successivamente, è stata posta diagnosi di distrofia muscolare Facio-Scapolo-Omerale (FSHD), la forma di malattia ereditaria muscolare dell’adulto più frequente dopo la distrofia miotonica di Steinert (DM1).


In presenza di una malattia neuromuscolare, un crinale temporale cruciale al fine di stabilire il significato del livello di attività fisica per la progressione ed evoluzione della malattia è rappresentato dal tempo della diagnosi.

In particolare, è fondamentale stabilire se l’attività fisica risulta essere un fattore che possa accelerare o rallentare l’esordio del quadro clinico e i sintomi della malattia.

Limitatissimi studi retrospettivi sono attualmente disponibili in tal senso, il che rende addirittura impossibile raccomandare o meno l’attività fisica nei portatori sani di malattia.

Lo studio retrospettivo appena pubblicato su BMC – Muscoloskeletal Disorders al quale ha partecipato il Dr. Oscar Crisafulli, assegnista di ricerca del CRIAMS-Voghera, ha analizzato il livello di attività fisica in età giovanile di 368 pazienti, clinicamente caratterizzati, disvelando un minor quadro di gravità clinica in chi era dedito a regolare attività fisica rispetto ai sedentari. 

Questi risultati aprono fondamentali prospettive nell’ambito dei counseling per i pazienti e le loro famiglie e sottolineano l’importanza di una attenta analisi del livello di attività fisica per lo studio dei fattori associati o correlati alla progressione delle malattie neuromuscolari.

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FonteUniPV

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