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Influenza e covid-19

Sanihelp.it – Secondo la ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, più di 6 italiani su 10, si dicono consapevoli della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità. Gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, mentre il 66% delle donne esprime, preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti e per l’impatto che i virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. Viceversa, il 31,2 % degli uomini e il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che il SARS-CoV-2 sia scomparso e non rappresenterà più una preoccupazione durante la prossima stagione influenzale. Qual è l’atteggiamento degli italiani verso la prossima stagione influenzale? Secondo l’indagine di Human Highway, la consapevolezza della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti aumenta con l'età. È bassa tra i giovani – maggiormente preoccupati dall’effetto che una nuova ondata pandemica potrebbe avere sulle loro abitudini e stile di vita, piuttosto che dal virus stesso – mentre tra gli over 65 quasi il 70% crede che il virus continuerà a presentarsi con nuove varianti nella prossima stagione influenzale. In caso di sintomi influenzali, è in aumento (48,7% nel 2023 vs 45,6% nel 2022) la quota di italiani che ritiene che il comportamento più saggio sia restare a riposo, ricorrere ai farmaci di automedicazione che permettono di controllare i sintomi e, solo in caso la situazione non migliori nel giro di qualche giorno, contattare il medico.


Tuttavia, quando si manifestano i primi sintomi influenzali c’è anche ritiene che la cosa migliore sia contattare immediatamente il medico di base (19,6%), mentre il 9,5% crede che sia meglio non fare nulla, con un 3,9% che continuerebbe a fare la vita di sempre anche in caso di sintomi influenzali. La quota di chi pensa che l’antibiotico sia una soluzione efficace e veloce è pari al 3,8%.

In tutte le misurazioni effettuate dal 2019 fino ad oggi si nota che i farmaci di automedicazione (quelli con il bollino rosso che sorride sulla confezione) rappresentano la soluzione più comune, con il 59,8% della popolazione che, nel 2023, afferma di farne uso in caso di sintomi influenzali.

Sono proprio i farmaci di automedicazione che si confermano una soluzione preferita dal genere femminile. Il 58,6% delle donne, infatti, ritiene che le scelte più sagge siano quella di adottare una strategia che includa riposo, farmaci da banco, e un eventuale contatto con il medico solo in caso di mancato miglioramento, mentre gli uomini tendono ad affidarsi immediatamente al consiglio del medico o al ricorso dell’antibiotico, anche quando non necessario.

«Se il Covid-19 è difficile da distinguere rispetto ad altre forme virali considerandone le varie manifestazioni e la variabilità delle stesse tra i diversi individui, l’influenza si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio (come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale). Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l'influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone» ha dichiarato il professor Fabrizio Pregliasco Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, alla presentazione dei risultati dell’indagine.

«La vaccinazione è una tutela non solo per sé stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili, quali bambini, anziani o persone con problemi di salute preesistenti»  ha ribadito ancora il Prof. Pregliasco. «Mentre i giovani possono scegliere di vaccinarsi, per i soggetti fragili e gli anziani la vaccinazione diventa una raccomandazione stringente, quasi una necessità, poiché particolarmente a rischio di gravi complicazioni legate all’influenza». Nonostante siano in molti ad aver compreso l’importanza della vaccinazione, «ve ne sono altrettanti- segnala Pregliasco –che tuttavia credono che causi effetti collaterali spaventosi.  Per questo una maggiore coerenza tra le informazioni che vengono veicolate potrebbe comportare una maggiore consapevolezza dei rischi e una conoscenza più approfondita». Anche se in lieve calo rispetto al 2022, il desiderio di vaccinarsi contro l'influenza nella prossima stagione rimane alto, confermando un trend stabile rispetto al recente passato segnato dall’emergenza pandemica. Il 33% degli italiani ha l'intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (- 5% rispetto al 2022), con una propensione particolarmente elevata tra gli over 65, con il 56,5% intenzionato a fare il vaccino, percentuale che resta inferiore agli obiettivi prefissati dal Ministero della Salute. Il principale motivo che spinge gli italiani a effettuare la vaccinazione antinfluenzale è la consuetudine, seguita dalla volontà di proteggere le persone vicine e di proteggersi dai bambini, più esposti ai virus. Inoltre, il 19,6% delle persone ha iniziato a vaccinarsi durante la pandemia per garantire una diagnosi più accurata del Covid-19 e intende continuare per lo stesso motivo. Tuttavia, tra i soggetti sottoposti all’indagine, il 48% ritiene improbabile che quest’anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l’influenza stagionale li colpisca molto raramente. Inoltre, anche se in calo, resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022).

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