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Macchie della pelle: cosa sono e come curarle

Sanihelp.it – Comunemente note come macchie della pelle, le discromie cutanee sono letteralmente una modificazione del normale colore della cute, tipicamente dovute a un’eccedenza o ad una riduzione di melanina.


Questa pigmentazione anomala può presentarsi su tutto il corpo, specialmente sul viso, e quasi sempre la principale causa è da ricercarsi nella sovraesposizione alla luce del sole (così come qualsiasi sorgente luminosa che emettono raggi ultravioletti con lo scopo di abbronzare), ma anche ad altri fattori irritativi. Possono inoltre essere causate anche da particolari patologie, tra le quali sclerodermia, acne, morbo di Addison, sepsi. Le discromie cutanee non vanno confuse con le comuni macchie della pelle tipiche dell’invecchiamento fisiologico (dette cheratosi senili), causate invece da un accumulo di cellule cornee che trattenendo melanina formano macchie di colore scuro e rendono la pelle più spessa e ruvida.

La dottoressa Virginia Garofalo di idoctors.it, specialista in dermatologia e venereologia a Roma, ci spiega quali possono essere le altre cause che incidono sulla presenza di discromie, come prevenirle e come curarle.

Cosa si intende per discromia

Si definisce discromia la presenza di macchie di diverso numero ed estensione, più o meno pigmentate rispetto al normale della pelle circostante, essenzialmente dovute ad una riduzione o ad un’eccedenza localizzata di melanina.

Nel dettaglio:
– si definisce di ipocromia (o acromia nella sua forma più severa) la presenza di macchie più chiare della pelle;
– e di ipercromia le macchie più scure della pelle.

Quali sono le cause


Le cause possono essere le più svariate:

– un effetto discromico da parte del sole, sia esso spontaneo in persone predisposte (cloasma) o causato da fattori irritativi chimici locali (es. dermatite pigmentaria da essenze profumate o da lattice di fico)

– oppure come esito di ustioni solari ripetute (lentigo attiniche) o di reazioni infiammatorie particolarmente intense (pigmentazioni post-infiammatorie).

E ancora posso essere causate da endocrinopatie, quali gravidanza, utilizzo di contraccettivi ormonali, ipertiroidismo; dall’assunzione di farmaci come il ketoprefene e alcuni antistaminici; da malattie sistemiche come cirrosi epatica e insufficienza renale; da processi infiammatori come eczema o acne.

Come si manifestano

Le discromie cutanee, siano esse da eccesso o difetto di melanina, si possono manifestare con macchie di diversa forma e dimensioni, con margini netti o sfumati, localizzati per lo più presenti su:

volto (cloasma, lentiggini, efelidi, discromie postinfiammatorie, eczematide ipocromizzante, vitiligine);

– alle estremità (lentiggini, vitiligine, leucodermia coriandolo);

– ma anche, a volte, tronco (pitiriasi versicolor, pitiriasi alba).

La loro estensione può variare da pochi millimetri, come nelle lentiggini o nelle efelidi, fino a diversi centimetri, come nel cloasma attinico o nella pitiriasi alba.

Diagnosi e terapia

La diagnosi di queste manifestazioni cliniche è di competenza esclusiva del dermatologo che, attraverso un esame diagnostico non invasivo chiamato epiluminescenza, è in grado di discriminare la natura maligna o benigna della lesione.

La giusta scelta terapeutica è infatti strettamente correlata alla natura del disturbo discromico e alla sua estensione. Per quanto riguarda le iperpigmentazioni, ed in particolar modo il disturbo di gran lunga più diffuso, soprattutto nel sesso femminile, cioè il melasma o cloasma (solare o gravidico), in prima battuta si ricorre all'uso di topici depigmentanti. Si tratta di creme o gel veicolanti molecole ad azione inibente sulla melanogenesi, come l'acido glicolico, l'acido kogico, l'acido azelaico, l'acido ascorbico, l'acido glicirretinico ed il beta-resorcinolo. Agli agenti topici depigmentanti spesso il dermatologo associa, in soggetti selezionati, sedute di peeling chimico, ad azione esfoliante. Se tutto ciò non basta a risolvere il problema si può ricorrere a terapie fisiche più aggressive, come il laser o la dermoabrasione, o in casi selezionati a trattamenti chemioterapici e chirurgici.

Come prevenirle

Il consiglio migliore è quello di limitare il tempo di esposizione al sole, avendo inoltre cura di proteggere la pelle con un adeguato fotoprotettore (da riapplicare almeno ogni due ore, dopo il bagno e soprattutto su tutto il corpo) e idratarla correttamente, ad esempio con creme a base di acido ialuronico e vitamine C ed E.

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