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L’importanza di una dieta corretta a seguito di un infarto

Sanihelp.it – La coronaropatia è la forma di cardiopatia più diffusa in Europa: questa patologia, che interessa in egual misura sia uomini che donne, è causata dall’ostruzione o dal restringimento dei vasi che forniscono sangue al cuore (ovvero le arterie coronarie), alterazione che provoca un inadeguato afflusso di sangue al muscolo cardiaco.


Il restringimento delle arterie è dovuto alla formazione di accumuli di grassi e colesterolo sulle pareti interne dei vasi, accumuli causati da un regime alimentare scorretto e da uno stile di vita sedentario e insalubre (caratterizzato tra gli altri dal fumo di sigaretta). Con il passare del tempo, questi accumuli possono ostruire l’arteria e causare sintomi come dolori al torace, fiato corto e intorpidimento di braccia e spalle; la coronaropatia può infine portare all’infarto miocardico, una condizione di crisi che comporta la necrosi, cioè la morte, di una parte del tessuto dell’organo cardiaco in conseguenza all'arresto del flusso sanguigno.

A seguito di un infarto e nonostante la mancanza di una parte dell’organo, il cuore può riprendere  comunque le sue funzionalità: per recuperare al meglio ed evitare di affaticare ulteriormente un cuore già provato dalla malattia, diviene necessario adottare una dieta corretta. Come dimostrato anche da uno studio compiuto da un gruppo di ricercatori della Harvard School of Public Health, una dieta controllata a seguito di un infarto del miocardio può infatti garantire una qualità e una durata della vita significativamente più elevata.

La ricerca in questione ha coinvolto 2.258 donne e 1.840 uomini sopravvissuti a un infarto del miocardio: durante il periodo osservazionale, tutti i partecipanti sono stati invitati a compilare dei questionari inerenti il regime alimentare seguito prima e dopo l’infarto, questionari a cui sono state integrate le informazioni relative all’utilizzo di farmaci e alla storia medica proprie di ogni singolo soggetto.

Durante il periodo osservazionale, i ricercatori hanno registrato 1133 decessi  dovuti a diverse cause: il tempo medio di sopravvivenza dopo l’infarto miocardico è risultato essere di 8,7 anni per le donne e 9 anni per gli uomini. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Jama Internal Medicine, hanno quindi dimostrato che il miglioramento nella qualità del regime alimentare da prima a dopo l’infarto, assicura ai pazienti una minore mortalità legata non solo a patologie cardiovascolari ma anche alle cause più comuni.

In conclusione, una dieta di alta qualità non solo risulta essere uno strumento di prevenzione fondamentale contro l’insorgenza della coronaropatia, ma anche un mezzo per preservare la salute (e soprattutto la vita) a seguito di infarto miocardico.

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