Sanihelp.it – L’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, ambientale e occupazionale (ANSES), ha pubblicato ieri un nuovo studio relativo alla valutazione del rischio provocato dall’esposizione alle radiofrequenze emesse da cellulari, tablet e dispositivi wireless: questo lavoro presenta una sostanziale revisione della letteratura internazionale in merito all’argomento e si propone come punto di partenza per eventuali ricerche future.
Lo studio ha preso avvio nel giugno 2011, quando, a seguito di una rigida selezione, è stato creato un gruppo di sedici esperti designato a occuparsi del tema «RF e salute» tramite l’aggiornamento dell’archivio dei dati relativi, rimasto invariato dal 2009: l’eterogenea composizione del team ha coperto le aree disciplinari della fisica dei campi elettromagnetici, dell’epidemiologia, della medicina, della biologia e delle Scienze umane e sociali, permettendo di adottare un’ottica ad ampio respiro.
Il gruppo di lavoro ha analizzato più di mille ricerche pubblicate tra aprile 2009 e dicembre 2012, e ha quindi suddiviso i risultati ottenuti dai diversi studi in tre categorie: effetti delle radiofrequenze sul sistema nervoso centrale, effetti non cancerogeni ed effetti cancerogeni.
Negli effetti sul sistema nervoso centrale non è stato rilevato alcuna conseguenza deleteria connessa all’innalzamento degli indici di stress ossidativo (ovvero a uno stato biologico nocivo causato dall'incapacità degli antiossidanti di contrastare l’azione dei radicali liberi, molecole aggressive responsabili dell'avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule) né tantomeno è risultato sufficientemente dimostrato il collegamento diretto tra radiofrequenze e apoptosi, ovvero la morte delle cellule. Tuttavia è risultato ricorrente e quindi plausibile, l’aumento dell’apoptosi indotto da un’esposizione prolungata, così come l’aumento dello stress ossidativo nel DNA mitocondriale dei neuroni (responsabile della respirazione cellulare) e il cambiamento dell’attività elettrica cerebrale.
Negli effetti non cancerogeni, non è stato rilevato alcun effetto sull’espressione genica (non sembra quindi sia possibile che l’esposizione – anche prolungata – a radiofrequenze possa modificare il processo di trasmissione dell’informazione che passa dal DNA alla sua espressione fisica) anche se è stato comprovato da diversi studi una possibile implicazione delle onde RF sullo stress ossidativo delle cellule.
Negli effetti cancerogeni infine, non esistono prove sufficientemente certe che l’esposizione a radiofrequenze provochi un aumento di incidenza nello sviluppo di tumori, o addirittura un peggioramento della malattia. Tuttavia, alcune pubblicazioni suggeriscono un possibile aumento nell’incidenza di tumore al cervello che interessa coloro i quali utilizzino in maniera smodata il telefono cellulare.
Le conclusioni di questa ricerca si allineano quindi sostanzialmente alla posizione sostenuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che classifica l’utilizzo smodato di telefoni cellulari come «possibilmente cancerogeno».
Alla luce di questo studio e tenendo conto del contesto di rapido sviluppo tecnologico che caratterizza l’ambiente in cui viviamo, l’ANSES raccomanda di limitare – per quanto possibile – l'esposizione a radiofrequenze, ponendo un occhio di riguardo a soggetti sensibili quali bambini e anziani. Diversi gli spunti che questo studio ha rilevato interessanti e degni di approfondimento: sicuramente un ottimo punto da cui partire per lo sviluppo di future ricerche.