Sanihelp – Si suol dire che la musica è una medicina per l'anima, un modo per comunicare e riconciliarsi con sé stessi e con gli altri: ma forse potrebbe esserlo anche per il corpo. Una ricerca recente, per esempio, ha stabilito come ascoltare Mozart e John Coltrane possa aiutare a prevenire gli attacchi convulsivi in soggetti che soffrono di epilessia. Una nuova sperimentazione ha invece evidenziato come la musica possa aiutare a rilassare un paziente durante le ore immediatamente pre e post intervento chirurgico, con il diretto risultato di rappresentare una specie di ansiolitico naturale. Non solo: le persone sembrerebbero anche provare meno dolore.
Dunque le note rappresenterebbero una specie di analgesico, almeno secondo quanto rilevato dallo studio congiunto dei ricercatori della Brunel University e della Queen Mary University di Londra, che hanno condotto un'analisi su settemila pazienti in procinto di sottoporsi ad un'operazione pubblicato sulla rivista specializzata The Lancet. Alle persone che hanno partecipato allo studio veniva chiesto di descrivere il dolore che provavano su una scala da uno a dieci: ebbene, i partecipanti a cui era stato concesso di rilassarsi con la loro musica preferita sentivano meno male degli altri, con una media di circa due punti in meno. Questo permetteva loro di chiedere meno medicinali per controllare il dolore: nelle ore precedenti si presentavano meno ansiosi, mentre nelle ore successive si dichiaravano maggiormente soddisfatti riguardo l'operazione.
La ricerca ha evidenziato inoltre anche come la musica possieda lo stesso effetto anche se ascoltata durante l'intervento chirurgico, persino in anestesia generale, sebbene l'azione sia fortemente più blanda rispetto a quando si mantiene la coscienza. Le conclusioni dei ricercatori britannici risultano dunque inequivocabili: a chiunque si debba sottoporre ad un'operazione dovrebbe essere concesso di ascoltare i suoi pezzi preferiti, ovviamente prendendo le precauzioni necessarie affinché la musica ascoltata dal paziente non vada ad interferire col grado di attenzione e concentrazione del personale sanitario.
In questo senso, la sperimentazione condotta di recente dagli scienziati dell'Imperial Royal College di Londra risulta piuttosto emblematica: secondo questo studio, infatti, condotto su di un campione di venti interventi, i chirurghi che ascoltano musica mentre operano mettono maggiormente a rischio la vita dei loro pazienti rispetto a chi si concentra sull'operazione. Questo perché gli infermieri faticano di più a sentire gli ordini somministrati dai dottori e comprendere quali strumenti debbono passar loro, mentre gli anestesisti possono confondere il ritmo della musica con quello del battito del degente. Dunque, sì alla musica per i pazienti, di modo anche da far risparmiare al sistema sanitario milioni in analgesici; no alla musica per i medici, che al contrario debbono rimanere concentrati e non complicare la vita allo staff che li circonda.