Sanihelp.it – In barba alla crisi si viaggia, e molto, anche nel periodo di Natale. Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo nel 2010 i viaggiatori nel mondo sono stati 910 milioni, cifra che subirà un'impennata nel 2020 quando, per lavoro o per piacere, i pellegrini della valigia saranno ben 2 miliardi.
Archiviata la classica neve, troppo scontata, oggi gli italiani preferiscono viaggi in ambienti estremi e terre inesplorate: alla base dell'Everest o in Antartide, dove il numero dei viaggiatori diretti al Polo Sud si è quadruplicato negli ultimi 3 anni secondo le stime dell'International Association Of Antarctica Tour Operators (IAATO).
Ma non saranno lontani i tempi in cui, anche se per pochi, sentiremo parlare di viaggi nello spazio e forse anche su Marte, tanto che sono già in corso proposte ed esperimenti per viaggi planetari.
I viaggiatori di queste mete estreme, pur selezionatissimi e sottoposti a rigidi controlli sanitari, non riescono a evitare imprevisti. In una spedizione invernale in Antartide di circa 200 persone, durata 6 mesi, sono stati effettuati 808 consulti medici di cui 110 per incidenti, 65 per problemi ai denti, 350 per problemi non traumatici (generiche malattie) e 190 follow-up da eventi non traumatici. Contenute a 3 le evacuazioni sanitarie.
E nei viaggi da turismo? Le cifre, rispetto alle spedizioni che pongono meno rischi, diventano 4-5 volte superiori, specie per i rientri anticipati, perché gli italiani partono entusiasti verso la meta, ma – alla stessa stregua degli antichi Romani di fronte alle lande sconosciute dell'Africa e dell'Asia di cui sapevano solo abitate da belve – sono incuranti e impreparati di fronte ai rischi.
Spesso chi esegue viaggi last minute nel Medio Oriente, nel Sud est Asiatico, nell'America Latina, nell'Africa del Nord e in quella sub-sahariana non si reca presso i Centri di Medicina dei Viaggi e non effettua vaccinazioni, in particolare contro l'epatite A, consigliata anche dall'OMS, o la profilassi per la malaria.
Non è un caso dunque che il 50% dei turisti fai da te contragga la diarrea del viaggiatore legata a cibi e acqua non potabile o la malaria nel 1-10% dei casi (con percentuali che variano da paese a paese con punte del 20% in Papua Nuova Guinea).
«Davanti al fascino delle mete esotiche, specie nei mesi invernali – dichiara Vincenzo Nicosia, Presidente della Società Italiana di Medicina dei Viaggiatori e delle Migrazioni (SIMVIM) – gli italiani dimenticano tutto. Anche le buone regole sanitarie. Sono moltissimi i viaggiatori che partono verso mete gettonatissime come il Mar Rosso, l'India, il Sud Est Asiatico o l'Africa Sub-Sahariana (Madagascar, Tanzania, Kenia) senza aver consultato un Centro di Counseling di Medicina dei Viaggi o avere eseguito 24 ore prima della partenza una profilassi antimalarica per le zone a rischio».
«La malaria miete ancora oggi, secondo gli ultimi dati forniti dall'OMS, un milione e mezzo di morti. Inoltre si sottovaluta troppo spesso che in questi Paesi i cibi e l'acqua non potabile, anche se assunta attraverso il ghiaccio, sono responsabili della malattia più frequente del viaggiatore: la diarrea», continua l'esperto.
«Accanto alle mete esotiche, anche i viaggi estremi stanno diventando di moda fra la popolazione italiana – spiega Sergio Pillon, Membro del comitato del Joint Expert Group of Human Biology and Medicine del Scientific Committee on Antartic Reserach (SCAR) – e rappresentano una nuova sfida per la medicina dei viaggi.
Una fra le mete più ambite è l'Antartide, alla scoperta del continente di ghiaccio, di cui oggi conosciamo tutti i rischi a cui il viaggiatore va incontro, primo fra tutti il sole che al Polo si trasforma in un pericolo, resa tale dall'atmosfera più sottile e rarefatta e da un'esposizione protratta oltre il tempo opportuno, con la complicità del buco dell'ozono o gli incidenti di varia natura, frequentissimi, da tamponare spesso senza mezzi, strutture e condizioni adeguate».
«In questa tipologia di viaggi restano ancora da valutare le soluzioni da adottare, per esempio per il trasporto dei cibi freschi che costtuiscono un'ulteriore e importante fonte di contaminazione e di rischio – continua l'esperto – Maggiori problemi si presenteranno invece per i viaggi del futuro, primo fra tutti nello spazio, su Marte, in cui occorrerà individuare i parametri di sicurezza per una permanenza in orbita di circa 2 anni, dove il sole diventa vera e propria centrale nucleare accesa, valutare giovani selezionatissimi, osservare importanti nome igieniche e ambientali (pulizie dei filtri della navetta, riciclaggio dell'aria, smaltimento dei rifiuti) e tutelare la salute dei viaggiatori.
Infatti uno dei maggiori problemi è rappresentato dalla demineralizzazione dell'osso che, dopo una così lunga permanenza nello spazio, può rendere pericoloso il rientro sulla terra a causa della forza di gravità, delle radiazioni e delle condizioni ambientali».