Sanihelp.it – Il tempo passato davanti a un qualunque tipo di schermo (televisione, DVD e videogiochi) occupa oggi un grande spazio nell’ambiente di sviluppo dei bambini. Già nel 2009, i giovani compresi tra l’età di otto e diciotto anni passavano in media sette ore davanti a dispositivi muniti di schermo, dato accompagnato da un incremento della sedentarietà ed un conseguente aumento di incidenza dell’obesità anche tra i più piccoli.
Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori della Harvard School of Public Health, ha cercato di indagare più a fondo questo fenomeno, suddividendo il tempo trascorso davanti allo schermo tra le diverse tipologie di dispositivi elettronici utilizzate dai più giovani ed analizzandone le relative conseguenze.
Infatti, sebbene la televisione continui a rappresentare la maggior percentuale di tempo trascorso davanti a uno schermo, tra i giovani è aumentato consistentemente il tempo di esposizione ad altri media, su cui – prima di questo studio – non erano mai state verificate le conseguenze specifiche.
La ricerca è stata condotta su 4.287 ragazze e 3.505 ragazzi dai nove ai sedici anni di età, gruppo monitorato per due anni soprattutto nell’osservazione del cambiamento dell’Indice di Massa Corporea. Dalle interviste ai partecipanti, è stato calcolato un tempo medio di esposizione allo schermo di dispostivi elettronici di circa 120 ore settimanali contro le 40 ore settimanali riservate a una qualsiasi tipologia di attività fisica moderata.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Pediatrics, hanno dimostrato che per ogni ora trascorsa davanti allo schermo televisivo, un bambino va incontro ad un aumento dell’Indice di Massa Corporea pari a 0,09, il punteggio più alto rispetto all’esposizione ad altri dispositivi, soprattutto a causa dell’imponente presenza di pubblicità alimentare che induce al consumo di alimenti ricchi di grassi e zuccheri.
Per quanto riguarda i DVD, sono risultate essere particolarmente suscettibili ad un aumento di peso soprattutto le ragazze, sensibili a quei film e programmi contenenti prodotti e promozioni di genere alimentare.
Infine, l’utilizzo di videogiochi è stato associato a un’assunzione di circa 92 kilocalorie giornaliere, che aumentano in presenza della pubblicità alimentare propinata attraverso i cosiddetti advergames, cioè quei giochi ideati per la promozione di particolari prodotti.
La presenza di pubblicità alimentare sembrerebbe dunque segnare un importante discrimine nell’esposizione alle diverse tipologie di dispositivi, ipotesi avvalorata da diversi studi recenti che hanno dimostrato non solo l’esistenza di una fortissima connessione tra pubblicità alimentare e stimolazione cognitiva, ma anche della tendenza, tra i bambini obesi, a consumare pasti di marca, nettamente preferiti rispetto a quelli poco presenti a livello pubblicitario.
Considerando la presenza permanente di schermi e dispositivi nella vita di un bambino d’oggi, la limitazione di pubblicità alimentare potrebbe quindi costituire un primo e importante trattamento nella prevenzione dell’obesità, soprattutto nella fascia di età che va dai due ai diciassette anni.