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A causare l’Alzheimer, un’anomalia del sistema immunitario

Sanihelp.it – Nonostante il meccanismo sotteso all’insorgenza del morbo di Alzheimer non sia ancora del tutto chiaro, le evidenze scientifiche degli ultimi anni hanno contribuito a rafforzare sempre più l'idea secondo cui il sistema immunitario ricoprirebbe un ruolo di primaria importanza nel causare questa malattia.


Tra gli ultimi importanti contributi, vi è un recente studio compilato da un gruppo di ricercatori della Duke University e pubblicato sul Journal of Neuroscience, che spiega come alcune cellule del sistema immunitario normalmente deputate alla protezione del cervello, inizino improvvisamente a consumare in modo anomalo l’arginina, un amminoacido fondamentale per lo svolgimento di diverse funzioni fondamentali per l’organismo, come la composizione di importanti nutrienti e l’eliminazione di alcuni scarti prodotti dal metabolismo.

Questo però non significa che i pazienti affetti da Alzheimer dovrebbero assumere più arginina, poiché una fitta rete di cellule e vasi sanguigni (chiamata barriera emato-encefalica) impedirebbe comunque all’arginina in eccesso di raggiungere il cervello.

Ciò che risulterebbe necessario invece, sarebbe lo sviluppo di un farmaco mirato a intervenire sul consumo anomalo di arginina, una strategia che potrebbe rivelarsi efficace nel contrastare la formazione delle placche senili e la perdita di memoria caratteristiche della malattia di Alzheimer.

«Se il consumo di arginina dovesse risultare davvero così importante per il progredire della malattia, dovremmo concentrarci su come bloccare ed invertire il processo» ha spiegato il dottor Colton, professore di Neurologia presso la Scuola di Medicina della Duke University nonché autore dello studio.

«Questo studio sta aprendo le porte ad un modo completamento nuovo con cui guardare all’Alzheimer – ha aggiunto il professor Colton – Negli ultimi quindici o vent’anni, le ricerche si sono focalizzate sull’amiloide (il cui accumulo è responsabile della formazione delle placche senili), ma è necessario considerare anche altri fattori perché ancora non siamo stati in grado di comprendere il meccanismo di insorgenza della malattia né come sviluppare terapie efficaci».

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