Sanihelp.it – Potrebbero essere, in un futuro non tanto lontano, le nuove e potenti armi in grado di contrastare le principali infezioni batteriche. I fagi sono virus capaci di infettare i batteri sino a distruggerli. Recenti studi sembrano sottolinearne l'importanza applicati a malattie quali infezioni osteoarticolari e dissenterie.
Se ne è parlato a Palermo durante la giornata conclusiva del XVIII Congresso Nazionale Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. La batteriofago-terapia, o terapia fagica, è basata sull’utilizzo di virus (batteriofagi o fagi) specifici ed esclusivi dei batteri. I batteriofagi sono virus naturali dei batteri e risultano molto numerosi.
Storicamente, tale terapia è stata adottata per la prima volta in Francia, in era pre-antibiotica, in seguito alla scoperta, avvenuta nel 1915, di virus in grado di infettare e distruggere le cellule batteriche. Poi si è diffusa rapidamente in tutta Europa, Italia inclusa. Successivamente, l’utilizzo dei fagi a scopo terapeutico è stato progressivamente abbandonato nei Paesi occidentali, contestualmente all’avvento dei chemio-antibiotici, mentre si è sviluppato nei Paesi dell’Ex-Unione Sovietica, dove questo tipo di terapia è proseguita e attualmente utilizzata.
Per usufruirne, si deve isolare prima il batterio causa di infezione e quindi vengono testati i fagi di cui, in alcuni centri nel mondo, se ne possiedono in grande numero. A questo punto si allestisce una preparazione che contiene i fagi più attivi nei confronti del batterio da eliminare e la preparazione viene somministrata al malato per via orale o parenterale.
È una terapia che può essere applicata a qualunque tipo di infezione, sia in ambito umano e veterinario, purché si conosca a priori il microorganismo responsabile della patologia che si vuole trattare. Questa è la prerogativa essenziale che distingue la fagoterapia dalle terapie antibiotiche: occorre avere l'isolato del microorganismo che causa questa infezione.
La fagoterapia ha visto, nel corso dei decenni, numerose applicazioni, dalle dissenterie al colera, dalla peste bubbonica alle infezioni osteoarticolari. In particolare, riguardo alle epidemie di colera è stato recentemente dimostrato che con l'espandersi della epidemia si osserva nelle acque reflue il concomitante aumento di fagi litici specifici nei confronti del vibrione. Tale fenomeno, superata una certa soglia, precede lo spontaneo recedere della epidemia. Numerose anche quelle in ambito militare, per trattare le ferite sporche cui sono soggetti i militari.
Tuttavia in Europa sono presenti dei vincoli, dettati dalle regolamentazioni nazionali ed europee, che rendono difficile a oggi l'impiego della fagoterapia. Mancano studi clinici randomizzati che consentono in maniera chiara di dimostrare l'efficacia di questa forma di trattamento, associato o meno, alla terapia antibiotica.