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Molti esperti di dieta hanno legami con industria cibo

Sanihelp.it – Il ruolo dell'alimentazione nella salute pubblica sta assumendo una centralità sempre più importante: sono veramente tanti gli esperti che quotidianamente dicono la loro per combattere il fenomeno dell'obesità, in forte crescita nel mondo occidentale, con conseguente aumento anche di patologie quali infarto del miocardio, ictus e diabete. Talmente tanti che, se volessimo star dietro a tutti i consigli che arrivano ogni giorno su cosa fa bene mangiare e cosa no, finiremmo per non fare altro: tanto più che non è cosa rara trovare consigli in palese contraddizione a seconda dell'opinione dell'esperto, cosa che può ovviamente confondere e spiazzare chi vorrebbe seguire una dieta sana. Esiste poi un'altra controversia intorno alle linee guida da seguire per un'alimentazione corretta: che siano in realtà stilate per motivi che trascendono la nostra salute.


Coloro i quali vedono complotti in ogni angolo della carta stampata e web saranno già sull'attenti a quest'affermazione: ma questa volta potrebbero non avere torto. Secondo un professore della University of West Scotland, la Dottoressa Zoe Harcombe, famosa per i suoi studi riguardanti la nutrizione e l'obesità, le linee guida dell'alimentazione dalla Food Standards Scotland sarebbero state stilate da persone con forti legami con le industrie dell'alimentazione e delle bevande, piuttosto che da esperti indipendenti. Cosa che, ovviamente, non farebbe che influenzare le loro scelte in materia di mangiare sano. L'opinione della Dottoressa Harcombe è stata pubblicata in un articolo di fuoco comparso sul British Journal of Sports Medicine.

Pronta la replica della Public Health England, che ha revisionato il documento: le linee guida sarebbero infatti state stilate dai ricercatori della Oxford University, utilizzando statistiche molto precise riguardanti la nutrizione. Si tratta solo dell'ultima querelle riguardante l'alimentazione nel Regno Unito: recentemente quattro membri del National Obesity Forum hanno rassegnato le dimissioni in seguito alla denuncia di alcuni nutrizionisti secondo cui la dieta a base di bassi livelli di grassi e carboidrati, per mantenere il colesterolo basso, stava riportando risultati disastrosi per la salute dell'uomo, con un aumento di obesità e diabete di tipo 2. Secondo la Harcombe, il motivo è palese: nelle linee guida si legge come il 38% dell'introito giornaliero di calorie debba derivate da carboidrati di tipo amidaceo, come quelli che si trovano nelle patate, nel riso, nel pane e nella pasta. Ma secondo l'esperta, questi non sono altro che una diversa forma di zuccheri. D'altronde, tale documento è comparso nel 1994: e l'obesità e il diabete non sono certo diminuiti. Anzi.  

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