Sanihelp.it – In Italia, nel periodo che va dal 2003 al 2018, per gli uomini sono diminuiti i tumori allo stomaco (-2,6% anno), all’esofago ( -2,1% anno), le leucemie (-1,7% anno), tumori al polmone (-1,6% anno), al retto (-1,6% anno) e alla prostata (-1,4% anno).
I tumori che presentano un aumento di incidenza tra gli uomini sono: melanoma (+3,4% anno), testicolo (+ 2,0% anno) mesotelioma (+1,0% anno), pancreas (+0,4% anno).
Nelle donne in diminuzione sono i tumori allo stomaco (-2,8 % anno), al fegato ( -1,7% anno), le leucemie ( -1,5% anno) e i tumori alle vie biliari (-1,4 % anno).
Aumentano invece il melanoma ( + 2,0% anno) , i tumori del polmone (+1,7% anno, che diventa 7,0 % anno se si considera solo l’istotipo adenocarcinoma), e tumore della mammella (+0,3 % anno).
Il tumore del colon retto è in diminuzione in entrambi i sessi (-0,7 % uomini e -1,1 % donne), grazie ai programmi attivi di screening.
Sono questi i numeri che emergono dal convegno Cancer Real World from needs to challenges, una due giorni in chiusura oggi a Milano, presso l'Auditorium Giorgio Gaber di Palazzo Pirelli. L’evento è stato organizzato da Giovanni Apolone, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori, e da Giovanni Corrao, Direttore del Centro Interuniversitario Healthcare Research & Pharmacoepidemiology e Professore Ordinario di Statistica Medica, Università di Milano-Bicocca.
Il convegno gode anche dei patrocini del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità e della Regione Lombardia.
Dal convegno è emerso che la nuova frontiera nella cura del cancro è sicuramente rappresentata dall’immunoncologia.
«Due sono i pilastri che la sostengono. Uno riguarda i così detti check-point inhibitors, ovvero molecole che agiscono da freno sul sistema immunitario, la cui scoperta è stata premiata con l’ultimo Nobel. I farmaci inibitori di questi freni sono anticorpi monoclonali diretti contro queste molecole per impedirne la funzione. Questi anticorpi monoclonali permettono di migliorare la sopravvivenza a lungo termine in neoplasie difficili da trattare (e.g. melanoma avanzato, tumore del polmone o del rene in fase metastatica). Commenta il dottor Apolone che prosegue- L’altro pilastro riguarda le terapie cellulari, ovvero cellule del paziente modificate geneticamente in laboratorio e re-iniettate nell’organismo malato, dove potranno svolgere l’attività terapeutica desiderata e programmata. L’esempio oggi più convincente dell’efficace impiego clinico delle terapie cellulari riguarda proprio le cosiddette »CAR-T cells», ossia linfociti del paziente »educati geneticamente» a cercare, riconoscere e eliminare le cellule di leucemia o linfoma, dalle quali il paziente è affetto».