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Infarto, si cambia: stop al tempo limite dei 120 minuti

Sanihelp.it – In caso di infarto ogni minuto conta. Nuovi dati discussi a Matera durante la presentazione della campagna nazionale Ogni minuto conta dimostrano che non deve più esistere il limite golden hour di 120 minuti, ormai superato. La campagna, voluta da Il Cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus, con il patrocinio della Società Italiana di Cardiologia, è l’occasione per sottolineare l’importanza delle due strategie principali per accorciare i tempi di accesso all’angioplastica con stent, intervento indispensabile per riaprire le coronarie colpite da infarto. 


Da un lato i cittadini devono imparare a riconoscere subito i segni tipici dell’infarto, dall’altra i soccorsi devono ridurre ogni possibile ritardo avendo a disposizione mezzi equipaggiati con un elettrocardiografo per fare diagnosi immediata, garantendo il trasferimento nel più breve tempo possibile a centri con un laboratorio di emodinamica o, se il malato arriva in un ospedale dove può essere sottoposto ad angioplastica, non facendolo passare dall’accettazione di Pronto Soccorso ma andando direttamente in sala di emodinamica, risparmiando così altri 20 minuti. 

Quando la diagnosi di infarto viene effettuata prima che il malato si ricovera in ospedale (basata sui sintomi e sull’elettrocardiogramma), l’attivazione immediata del laboratorio di emodinamica non solo riduce il ritardo del trattamento, ma riduce anche la mortalità. È noto da anni, sottolineano gli esperti, che un intervento successivo ai 90 minuti dall’esordio dei sintomi può quadruplicare la mortalità. Gli ultimi studi clinici, che ormai coinvolgono migliaia di malati, hanno dimostrato però che non esiste in realtà un tempo soglia che permetta di discriminare tra intervento tempestivo o meno, ma che la prognosi peggiora in maniera continua all’aumentare del ritardo nel trattamento.

Nuovi dati mostrano che questo è ancora più vero in quei malati che si presentano in condizioni gravissime, con perdita di coscienza: in questi casi, nei quali la mortalità è ancora oggi del 50-70 % anziché di circa il 3% come negli infarti classici, per ogni ritardo di 10 minuti nel trattamento si registrano ben tre morti in più su 100 individui trattati. Tuttavia anche fra coloro che arrivano in Pronto Soccorso in condizioni più stabili il ritardo ha un impatto negativo: più si indugia maggiore è la quantità di muscolo cardiaco perso e sostituito da tessuto fibroso, non contrattile, con importanti conseguenze sulla qualità di vita.

In Italia si effettuano ogni anno 158.689 angioplastiche coronariche e 37.135 angioplastiche primarie, un valore che ha permesso di superare il tetto delle 600 angioplastiche primarie/1.000.000 abitanti definito standard di qualità̀ europeo. Tutte le linee guida più recenti della Società Europea di Cardiologia sottolineano che l’angioplastica è l’intervento di prima scelta dell’infarto STEMI e soprattutto che i ritardi nell’accesso sono l’indice più rilevante della qualità di cura. 

Importante far sì che chiunque sappia riconoscere i segni più e meno noti dell’infarto: un dolore oppressivo al centro del petto, che duri oltre 20 minuti, sia insorto a riposo e in alcuni casi irradiato al braccio sinistro o alla mandibola rappresenta la manifestazione più tipica, ma spesso l’attacco cardiaco si presenta in maniera più subdola, come un dolore addominale o nella parte posteriore del torace mai avvertito prima, senza dolore ma con insorgenza improvvisa di affanno a riposo, con uno svenimento o in tanti altri modi.

In queste situazioni, più difficili da individuare, è bene che il malato, preoccupato dal persistere dei sintomi, chiami quanto prima i soccorsi o si rechi al Pronto Soccorso. Dal momento del primo contatto con i medici occorre poi ridurre i ritardi dovuti alla gestione dell’emergenza: le linee guida indicano che la diagnosi di infarto deve essere fatta in meno di 10 minuti. I tempi di trattamento si abbassano se il cardiologo si trova già in ospedale, anche di notte, evitando la chiamata in reperibilità.


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