Sanihelp.it – La psilocibina è il principio attivo psichedelico dei funghi allucinogeni del genere Psilocybe, ed è da tempo sotto osservazione dei neuroscienziati per il modo in cui sembra alleviare i sintomi della depressione, di alcune forme di dipendenza e dei disturbi ossessivo-compulsivi. Ma a quanto pare la sostanza avrebbe anche altri effetti benefici: secondo alcuni ricercatori della Johns Hopkins Psychedelic Research Unit (Stati Uniti) – che stanno per iniziare un trial clinico del composto su pazienti con forme croniche di anoressia nervosa – la psilocibina potrebbe rivelarsi utile anche nel trattamento di questo disturbo alimentare.
Il team ha già testato la psilocibina in pazienti dipendenti da nicotina, o per lenire ansia e depressione in persone con tumori terminali. Il nuovo studio clinico, che in una prima fase sarà aperto, cioè senza gruppo di controllo, verificherà se la psilocibina possa essere somministrata in modo sicuro e in un contesto guidato a persone con forme gravi di anoressia nervosa, il più mortale e difficile da curare dei disturbi alimentari, al punto che da tempo richiede nuove strategie terapeutiche. Si cercherà di capire se il composto abbia effetti positivi sull'umore, sulla qualità di vita e sui sintomi cognitivi e comportamentali della malattia: sono diversi, infatti, gli indizi che farebbero pensare a una sua possibile efficacia.
Secondo Natalie Gukasyan, ricercatrice impegnata nello studio, la fisiopatologia dell'anoressia nervosa rimane oscura, ma alcuni indizi suggeriscono che il sistema di recettori 2A (5-HT2A) della serotonina (un neurotrasmettitore che agisce sull'umore) possa essere coinvolto: l'azione della psilocina, il metabolita attivo della psilocibina (cioè la sostanza che nel corpo umano scatena l'effetto psichedelico) sarebbe infatti mediata dalla stimolazione di questi recettori.
Non è la prima volta che si testano composti psicoattivi contro i disturbi alimentari: uno studio del 2017 si era concentrato sulle potenzialità dell'ayahuasca, una tradizionale bevanda psichedelica dell'Amazzonia; mentre a livello aneddotico si parla di presunti benefici di un uso controllato di LSD e MDMA contro i disordini legati al cibo. Ma molti ricercatori sono scettici, soprattutto sulla presunta efficacia dell’MDMA, che sarebbe usata da alcune persone con anoressia nel tentativo di allontanare lo stimolo della fame.