Sanihelp.it – Non è più tempo di generalizzare: oggi l’approccio all’ipertrofia prostatica benigna è sartoriale, cioè personalizzato sulla malattia e le esigenze individuali di ciascun malato. La dimensione ingrossata della ghiandola prostatica e le sintomatologie associate – la difficoltà a urinare a causa del flusso minzionale interrotto, del senso di incompleto svuotamento della vescica e del getto urinario debole o l’aumento del bisogno impellente di evacuare, anche di notte, spesso accompagnato da bruciori – restano solo uno dei parametri per la valutazione della cura.
Oggi si punta a proteggere e migliorare la qualità di vita del malato, intima, sessuale, di coppia, lavorativa e del tempo libero con cure efficaci nel rispondere simultaneamente alle esigenze della malattia e alle aspettative della persona. Ovvero secondo un obiettivo settorializzato, reso possibile da un’ampia offerta chirurgica, quando la terapia medica non dà più la risposta desiderata, in grado di preservare per il 70% la funzionalità sessuale, in particolare l’eiaculazione, nel giovane, o facilitare la gestione della malattia nel senior, senza interferire con altre potenziali problematiche urologiche o cardiovascolari in corso.
La richiesta di trattamenti sempre più personalizzati nasce anche dall’esigenza di rispondere alla variabilità di bisogni dei malati: il 5-10% di maschi sotto o intorno ai 40 anni, in cui l’attività sessuale riveste un aspetto importante della vita di coppia, il 50% di uomini sopra i 50 anni ancora fisicamente e professionalmente attivi, il 70% tra i 50 e gli 80 anni meritevoli di vivere una quotidianità dignitosa, potenzialmente già compromessa da altre problematiche cliniche. Spetta all’urologo mettersi in ascolto: non più solo esperto, diviene il sarto per il trattamento dell’IPB, con obiettivi individualizzati sulla persona, abbandonando quando necessario la rigidità del protocollo terapeutico.
Quando la terapia medica non dà più risultati auspicati, la terapia chirurgica diventa la soluzione più efficace, proposta e valutata anche in funzione delle esigenze e aspettative del malato. Il colloquio è un punto chiave per capire le criticità e necessità su cui adattare il trattamento tenuto conto anche dell’età, abitudini di vita, attività lavorativa e dell’intero contesto socio-ambientale.