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Ritrovati i resti di un bimbo morto nel 1600 di vaiolo

Riscritta la storia della terribile patologia

Sanihelp.it – Sono passati 34 anni da quando il vaiolo, grazie alla vaccinazione, venne dichiarato sconfitto; oggi, dalla cripta di una chiesa a Vilnius, in Lituania, riemerge un reperto che permette di riscrivere la storia di questa terribile malattia. Si tratta della mummia di un bambino, di non più di 4/5 anni, sepolta nel 1600, dopo il decesso causato dal virus del vaiolo il cui dna è stato ritrovato nei resti mummificati. Le analisi del materiale genetico, probabilmente il più antico campione di un virus mai scoperto, indicano che la forma più letale della malattia non sarebbe comparsa millenni fa, come avevano fatto intendere i segni trovati sulle mummie di antichi egizi, bensì tra il ‘500 e il ‘600, giusto in tempo per essere portata dai coloni europei nel Nuovo Mondo.


Lo scoperta, pubblicata sulla rivista Current Biology, «aggiusta le lancette dell'orologio dell'evoluzione del vaiolo riportandole ad un'epoca molto più recente», dichiara Eddie Holmes, biologo dell'Università di Sydney che ha preso parte al gruppo internazionale di ricerca coordinato dal famoso genetista Hendrik Poinar.

Per poter analizzare la mummia, gli studiosi hanno dovuto ottenere l'autorizzazione da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, a causa della possibilità che il virus fosse ancora attivo nei resti mummificati. A quel punto, dopo aver estratto il materiale genetico dalla mummia, il gruppo lo ha sequenziato e successivamente confrontato con altri 49 ceppi di vaiolo ‘moderni’. Grazie ai dati ottenuti, è stato possibile tracciare un albero genealogico che riconduce i virus contemporanei ad un unico antenato comune che sarebbe comparso tra il 1530 e il 1654. Ora di questa terribile malattia, caratterizzata da una mortalità del 30-35%, resta soltanto da chiarire quale animale abbia fatto da incubatore permettendole di fare il salto di specie ed attaccare l’uomo.

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