Sanihelp.it – Sino ad oggi gli episodi psicotici, ossia le allucinazioni e altre forme temporanee di perdita del senso di realtà, che occorrono talvolta agli aplinisti mentre scalano le cime più alte delle montagne, sono sempre stati associati alle malattie d’alta quota i cui sintomi si manifestano spesso in concomitanza a un edema cerebrale e e si accompagnano da forte mal di testa, vertigini e alterazione dell'equilibrio. Grazie a un recente studio pubblicato, su Psychological Medicine e condotto da esperti dell’Istituto di medicina di emergenza in montagna di Eurac Research di Bolzano e da psichiatri della Medical University di Innsbruck, si è scoperto che tali disturbi possono essere ricondotti a una vera e propria sindrome, denominata ‘psicosi isolata d’alta quota’.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno raccolto un’ottantina di casi di psicosi descritti dalla moderna letteratura di montagna tedesca; dopodiché hanno analizzato i sintomi descritti in ciascuno di tali episodi, dividendoli tra sindrome organica e sindrome inorganica. Ebbene si è scoperta così l’esistenza di sintomi puramente psicotici, ossia collegati sì all’alta quota, ma che non possono essere riconducibili a cause facilmente spiegabili come un edema cerebrale o altri fattori organici, quali disidratazione, infezioni o malattie organiche.
Stando a quando dichiarato dagli scienziati la psicosi d’alta quota si manifesterebbe solo al di sopra dei 7mila metri e anche se non è ancora chiaro cosa la causi, quanto spesso si verifichi e se alcuni siano più suscettibili di altri, i ricercatori ipotizzano che possa avere a che fare con la mancanza di ossigeno, lo stress psicologico e l'isolamento delle spedizioni, oppure essere originata da una combinazione di questi fattori.
Detto ciò, è bene rassicurare: è stato appurato che i sintomi scompaiono completamente e senza conseguenze una volta che si scende a quote inferiori. Bisogna comunque fare attenzione, perché gli stessi sintomi possono risultare comunque pericolosi nel caso in cui le allucinazioni spingano un alpinista a modificare il proprio percorso o ad assumere comportamenti rischiosi, aumentando così le probabilità di incidenti.