Sanihelp.it – Da uno studio, condotto dal World Economic Forum e basato su una ricerca della Oxford Martin School, emerge che sarebbe possibile ridurre la mortalità prevenibile nei Paesi più ricchi di ben il 5% (2,4% globale), semplicemente riducendo il consumo di carne rossa nella nostra alimentazione, sostituendola con proteina alternative. Come se ciò non fosse sufficiente a farci riconsiderare parte della nostra alimentazione è risultato, altresì, che una diversa strategia di approvvigionamento del cibo potrebbe ridurre drasticamente le emissioni dei gas serra.
Se si considera il progressivo aumento demografico planetario – la popolazione mondiale raggiungerà i 50 miliardi verso il 2050 – è evidente che la domanda di carne sarà destinata a crescere e, al contempo, sarà chiaramente sempre più difficilmente sostenibile. Anche per questo è importante, già da ora, iniziare a rivolgersi ad altre fonti proteiche, come quelle non animali trasformate (tofu e nuovi prodotti), ma anche quelle derivanti dal consumo di insetti.
Da un punto di vista ambientale, la produzione di carne bovina rappresenta da sola un quarto di tutte le emissioni di gas serra legate all'alimentazione; pertanto un'impennata della domanda di proteine potrebbe esercitare un'enorme pressione sull'ambiente, a meno che non vengano trovate strade alternative. Oltre a ciò vanno aggiunte le enormi quantità di acqua necessarie a sostenere il bestiame. Insomma, vi è più di un’evidenza a convincerci del fatto che il nostro sistema alimentare va cambiato, per il bene della Terra e per il futuro del genere umano.
Nel pianeta ci sono tuttavia dei distinguo. Ad esempio il consumo di carne è in aumento in Asia, ma ancora inferiore rispetto all'Europa e al Nord America. Ci sono delle eccezioni, come in Cina, dove si incoraggia a mangiare meno carne e anzi ci si è posto l'obiettivo di ridurne il consumo del 50% entro il 2030. Tradizionalmente, però, in Cina si consuma più pollo e maiale rispetto alla carne rossa. In sintesi, ridurre il consumo di carne otterrebbe effetti maggiormente positivi nei Paesi ad alto reddito, dove c'è più bisogno di ricorrere alle fibre. La questione diventa invece delicata per i Paesi a basso reddito, in quanto la carne spesso fornisce sostanze nutritive comunque molto importanti, come il ferro, e ridurne il consumo potrebbe comportare un altro tipo di problemi. Per questo motivo l'auspicio è che l'accesso alle proteine alternative sia possibile anche per le popolazioni più povere, visto che attualmente hanno un costo elevato.