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Occhio secco: non un semplice fastidio, ma una vera malattia

Sanihelp.it – Una patologia cronica che richiede un approccio di cura ad ampio spettro ma soprattutto a lungo termine: ecco come la comunità scientifica considera oggi la problematica dell’occhio secco, in controtendenza rispetto all’opinione diffusa, che tende a sottovalutarla.


«La malattia dell'occhio secco è una condizione molto comune – spiega il professor Maurizio Rolando, professore di oftalmologia presso IsPre Oftalmica di Genova – che aumenta con l'età, soprattutto nelle donne. Si stima che fra il 12 e il 16% della popolazione generale presenti sintomi da occhio secco senza però riconoscerlo come condizione patologica e senza adottare terapie mirate. La diagnosi tempestiva è invece il presupposto per una corretta gestione del problema».

I sintomi includono dolore agli occhi, secchezza, arrossamento, lacrimazione eccessiva, disagio causato da lenti a contatto, irritazione da vento o fumo, occhi stanchi, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, visione offuscata e fotofobia. L'occhio secco può influire sulla capacità di lettura e di guida, limitando la vita quotidiana. La somma di questi disturbi può, in alcuni casi, anche portare allo sviluppo di ansia e depressione.

Gli elementi che determinano l’occhio secco sono molteplici: dall’invecchiamento, fino ai fattori ambientali (inquinamento o trascorrere molto tempo davanti a uno schermo) e alla condizione fisica generale del soggetto (per esempio i cambiamenti ormonali e l’assunzione di farmaci come quelli anti-acne, alcuni beta-bloccanti, contraccettivi orali). Ciascuna di queste cause concorre ad alimentare il circolo vizioso della malattia e i suoi 4 fattori patogenetici: instabilità del film lacrimale, iperosmolarità (stress osmotico), sofferenza epiteliale e infiammazione.

La terapia deve basarsi sull’utilizzo regolare di sostituti lacrimali ad ampio spettro e accompagnata da un’accurata igiene della palpebra. Ulteriori indicazioni giungono da due studi sull’occhio secco pubblicati nel 2017 e dalle raccomandazioni del Gruppo P.I.C.A.S.S.O. (le prime linee guida italiane, realizzate da un board di specialisti con il contributo incondizionato di Théa Farma). I lavori concordano nell’individuare il sostituto lacrimale a base di trealosio molto valido non solo per ricostruire le lacrime nel loro volume originale, ma anche per proteggere l’epitelio della superficie dell’occhio e ridurre quindi l’infiammazione.

Il trealosio, in associazione all’acido ialuronico, in condizioni di secchezza si sostituisce alle molecole dell’acqua contribuendo a riequilibrare la pressione osmotica su entrambi i lati della membrana cellulare, limitando la disidratazione delle cellule e prevenendo l’infiammazione e i sintomi correlati. È bene accertarsi che il sostituto lacrimale sia privo di conservanti, perché durante la giornata la parte di acqua evapora lasciando quest’ultimo a contatto con l’occhio a concentrazioni crescenti. I conservanti, come per esempio il benzalconio cloruro che viene spesso utilizzato nella preparazione dei colliri, comportano un certo rischio di tossicità.

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