Sanihelp.it – La Stanford University di Palo Alto in California è la culla della Silicon Valley dove sono nati Google, Facebook e Apple ed è una delle università più prestigiose a livello mondiale. Presso la Clinica delle malattie infettive di questa Università, diretta dal professor Montoya, vi è anche una Clinica della sindrome da fatica cronica, che studia dal punto di vista clinico e di ricerca questa patologia.
Il professor Montoya recentemente ha pubblicato un lavoro sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) con la valutazione dei livelli del sangue di 561 citochine, proteine del sistema immunitario, in 192 malati di questa sindrome e di 392 controlli sani con il risultato di un incremento significativo di 17 citochine, che contribuiscono a molti dei sintomi di cui hanno esperienza i malati, dimostrando una forte componente del sistema immunitario nella malattia.
In particolare questi malati sono affetti da una spossatezza che limita la loro possibilità di vivere una vita normale, è come se avessero un’influenza cronica, hanno dolori articolari e muscolari, disturbi della concentrazione e della memoria che ottemperano la classificazione di sindrome della fatica cronica secondo i criteri diagnostici dei CDC di Atlanta pubblicati su Annals of Internal Medicine.
Questi dati confermano che l’eziologia della sindrome potrebbe essere una risposta esagerata del sistema immunitario a virus, batteri e funghi, come fa pensare il fatto che la malattia insorge spesso dopo un’infezione, come già riportato nel 1994 da uno studio del professor Umerto Tirelli, esperto italiano di questa malattia, oncologo del CRO di Aviano e direttore della clinica Mede di Sacile. In vista dal professor Montoya, il professor Tirelli ha potuto constatare che gli stessi malati che dal 1990 vede presso la clinica Mede di Sacile affetti da sindrome da fatica cronica sono identici a quelli che si osservano in California.
«Il professor Montoya – spiega Tirelli – ha una clinica alla quale affluiscono migliaia di malati che vengono da tutti gli Stati Uniti e che vengono trattati secondo i criteri da lui ideati sulla base anche delle sue ricerche simili a quelli utilizzati da noi nella nostra clinica. Abbiamo discusso sull’efficacia dell’ossigeno-ozonoterapia che, nella nostra esperienza, porta nel 70/80% dei casi un ottimo risultato su spossatezza e altri sintomi collegati alla fatigue. Gli ho esposto i dati già pubblicati dal mio gruppo sia sulla sindrome da fatica cronica che sulla fibromialgia (della quale è affetta anche la Rockstar americana, Lady Gaga) e nelle fatigue dei tumori».