Sanihelp.it – Buone notizie per i pentiti del fumo: in un prossimo futuro abbandonare le sigarette sarà forse più facile grazie a strategie su misura, individuate con semplici test che misurino quanto rapidamente l’organismo smaltisce la nicotina. È quanto emerge dal primo studio italiano sulla correlazione fra la velocità del metabolismo della nicotina e il grado di dipendenza dal fumo, presentato in occasione del XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia.
I dati preliminari, in controtendenza rispetto a quanto noto a oggi, indicano che i fumatori con un metabolismo lento della nicotina hanno una maggiore dipendenza dal fumo, tendono ad accorciare i tempi fra una bionda e l’altra, hanno bisogno di più sigarette per soddisfare il desiderio di fumare. Per questi potrebbe perciò essere indicato un trattamento che fornisca dosi costanti di nicotina, per esempio in cerotto, in modo da ridurre il desiderio della sostanza e facilitare la disassuefazione.
Le statistiche dicono che le percentuali di individui ancora in astinenza a 3, 6 e 12 mesi dall’ultima sigaretta sono basse, pari al 32%, 21% e 14%. Nel complesso, il tentativo di smettere di fumare fallisce nell’80% dei casi: a oggi inoltre non esistono indicazioni su quale farmaco sia più efficace, né è chiaro quali fumatori possano trarre maggiori benefici da uno o dall’altro trattamento.
Lo studio della velocità di smaltimento della nicotina attraverso un test sul sangue o sulla saliva potrebbe rivelarsi perciò un metodo per individuare coloro per i quali è più difficile smettere a causa di una dipendenza più marcata, così da intervenire in maniera più incisiva e, per esempio, utilizzare preferenzialmente le differenti forme di sostituti della nicotina nei soggetti con velocità differente di metabolismo.
La ricerca è stata condotta su una popolazione di oltre 100 fumatori afferenti al Centro per lo Studio e il Trattamento del Tabagismo della UO Pneumologia Universitaria in collaborazione con la UO di Farmacologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
I dati raccolti mostrano, in controtendenza rispetto a quanto finora noto alla letteratura scientifica, che i metabolizzatori lenti hanno un maggiore valore nel punteggio del test di Fagerstom, universalmente utilizzato come misura della dipendenza da nicotina; inoltre, i lenti tendono ad accendere più velocemente, rispetto ai rapidi la prima sigaretta del mattino: ciò potrebbe essere espressione di maggior propensione allo sviluppo di dipendenza e tolleranza da fumo.
Tutto ciò nonostante abitudini di fumo simili e un’assenza di differenze significative nelle altre caratteristiche cliniche e di popolazione. I motivi di questa tendenza non sono chiari e potrebbero dipendere da un diverso sviluppo della tolleranza acuta e cronica, ovvero la necessità di dosi sempre maggiori di nicotina che potrebbe essere differente nei diversi gruppi di fumatori; i dati andranno perciò confermati e approfonditi.
L’identificazione a priori di individui con diversa velocità di metabolismo della nicotina non fornisce soltanto informazioni sulla differente dipendenza da fumo, ma è fondamentale nel predire la risposta al trattamento farmacologico. È auspicabile ampliare questo studio su un campione di popolazione più grande, indirizzando le risorse su nuovi metodi di ricerca.