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Un’infezione fungina come premessa dell’Alzheimer

La Candida albicans potrebbe essere la responsabile

Sanihelp.it – Da un recente studio, pubblicato su Nature Communications ed effettuato da un team di ricercatori del Baylor College of Medicine, è emerso che un comune tipo di fungo, la Candida albicans, può provocare nel cervello un’infiammazione che si accompagna alla formazione di strutture granulomatose e a deficit di memoria. La cosa più interessante, però, è il fatto che queste strutture, osservate nel cervello di topi di laboratorio, sono molto simili a quelle che si sviluppano nel cervello dei malati di Alzheimer. E’ così che gli scienziati, coordinati da David Corry, sono giunti a ipotizzare una possibile correlazione tra infezioni fungine e degenerazione del sistema nervoso.


Lo studio è iniziato con lo scopo di ottenere un modello animale di infezione da Candida albicans non in grado di causare gravi malattie, il fungo è stato pertanto inoculato nel flusso sanguigno di topi a diverse concentrazioni ed è così che i ricercatori hanno scoperto che la C. albicans può attraversare la barriera emato-encefalica, il meccanismo protettivo che il cervello usa per respingere tutti i tipi di molecole grandi e piccole, oltre a un certo numero di microrganismi. Una volta penetrato nel cervello dei topi, il fungo ha attivato le cellule della microglia, che hanno una funzione immunitaria. Entro 10 giorni la microglia è riuscita a combattere efficacemente l’infezione, ma è rimasta attiva anche dopo aver svolto il proprio compito, lasciando nel cervello alcuni materiali di scarto in forma di strutture di tipo granulare, che gli scienziati hanno chiamato ‘granulomi gliali indotti dai funghi’ (fungus-induced glial granuloma, o FIGG). La formazione dei granulomi, inoltre, era accompagnata dalla produzione di precursori della proteina beta amiloide, il cui accumulo nel cervello è uno dei segni caratteristici dell’Alzheimer.

La correlazione con questa malattia neurodegenerativa ha trovato poi conferma nei risultati di alcuni test condotti sui topi dopo aver indotto l’infezione: i ricercatori hanno infatti scoperto che i topi presentavano una memoria spaziale alterata, che ritornava normale una volta scomparsa l'infezione. Un risultato che spinge a considerare la possibilità che, in alcuni casi, anche i funghi possano essere coinvolti nello sviluppo di malattie neurodegenerative croniche come l'Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla.

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