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Un ragazzo su 5 usa sostanze stimolanti per studiare

Sanihelp.it – Un recente sondaggio del portale Studenti.it su 11.400 ragazzi rivela che il 39% vorrebbe un aiuto per concentrarsi: il 28% ricorre a integratori multivitaminici, il 17% beve bibite energizzanti e il 9% assume farmaci. Nelle università americane dal 7 al 25% degli studenti assume compresse per aumentare le performance scolastiche. Il rischio è di arrivare davanti agli esaminatori sfiniti e meno lucidi. 


«Il cervello è un organo che può essere spinto oltre i propri limiti ma non per lungo tempo. Può funzionare anche a regimi elevati purché gli sia dato modo di recuperare e questo avviene con un adeguato numero di ore di sonno – spiega Johann Rossi Mason nel libro Cervello senza limiti (Codice Edizioni) – Almeno 8, durante le quali il cervello fa pulizia e organizza i ricordi. In scarsità di riposo, la memoria è meno efficiente. E sommando l’uso indiscriminato di sostanze eccitanti (caffeina, taurina, ginseng) si può avere un senso di energia immediato ma che si paga a medio termine».

I più scaltri riescono a procurarsi farmaci per disturbo da deficit dell’attenzione, demenza o narcolessia che nei sani hanno mostrato effetti di potenziamento cognitivo come aumento dell’attenzione e della concentrazione, memoria e annullamento del senso di fatica. «Nonostante non ci siano divieti nell’uso da parte dei sani che esercitano una libertà personale – aggiunge la Rossi Mason – non esistono studi a lungo termine che ne dimostrino l’innocuità, mentre è definita una controindicazione assoluta all’assunzione da parte di ragazzi sino a 18-20 anni: il cervello è ancora in formazione e non è possibile sapere quali effetti possono sortire in una fase evolutiva. La cautela è d’obbligo».

Farmacologicamente, le sostanze che potenziano i componenti dei circuiti di memoria e apprendimento (dopamina, glutammato, noradrenalina) possono migliorare la funzione cerebrale in individui sani oltre il loro limite fisiologico. Queste permettono di alzare l’asticella. «Queste sostanze non hanno niente a che fare con quello che i ragazzini usano per lo sballo in discoteca o per allentare i freni inibitori e aumentare la capacità di socializzazione. Sono ricercate da soggetti ambiziosi, che vogliono spostare più in là i propri limiti, essere più produttivi. Ma chi crede che aiutino a ottenere risultati brillanti senza sforzo rimarrà deluso e non aumentano nemmeno l’intelligenza». 

Un sondaggio condotto all’Università di Oxford nel 2016 ha svelato che il 15,6% degli studenti dell’ateneo ha assunto sostanze nootropiche (legali) anche senza prescrizione medica. Il primo mercato è quello online, ma in rete è difficile distinguere farmacie sicure da luoghi dove si vendono copie false dei farmaci. Così è impossibile sapere cosa si sta assumendo, con rischi che vanno dalle reazioni allergiche all’avvelenamento da mercurio, dai danni renali fino al trapianto e alla morte. Eppure uno studente universitario su dieci e un docente su cinque le manda giù senza fare domande. 

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