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Occhio secco: tra i fattori di rischio, smog e smartphone

Sanihelp.it – Oltre 8 individui su 10 soffrono di secchezza oculare a causa anche dell’inquinamento ambientale e dell’uso eccessivo di dispositivi tecnologici, quali smartphone e PC: è uno dei risultati della quarta campagna di prevenzione e diagnosi della sindrome dell’occhio secco, promossa dal Centro Italiano Occhio Secco, in collaborazione con la Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria di Varese, sotto l’egida delMinistero della Salute, della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Società Italiana di Oftalmologia.


Gli esami diagnostici hanno rilevato che l’83% dei partecipanti dei centri dell’area della Pianura Padana (Milano, Varese, Torino e Padova), dove l’inquinamento ambientale e l’utilizzo delle tecnologie è più diffuso, presentavano la sindrome dell’occhio secco (nel 29% dei casi in forma moderata), contro il 73% delle persone visitate nelle altre strutture aderenti all’iniziativa (Napoli, Arezzo, Pisa, Bari, Catania, Sassari e Lecce).

Tra le molteplici cause scatenanti (invecchiamento, alterazioni ormonali, malattie sistemiche, fumo, alcol), rivestono un ruolo importante gli inquinanti atmosferici, che possono attivare segnali pro-infiammatori e influenzare la composizione del film lacrimale. L’Inquinamento spesso supera la soglia massima consentita soprattutto nei grandi centri abitati: nel campione preso in esame, il 33% della popolazione della Pianura Padana vive in città con oltre 500.000 abitanti.

Ma anche lo stile di vita può alterare la funzionalità lacrimale, come soggiornare a lungo in ambienti con l’aria condizionata oppure usare per molte ore il computer, il tablet o il cellulare: di fronte a questi dispositivi tecnologici si tende, infatti, ad ammiccare meno frequentemente, riducendo la produzione del liquido lacrimale. A tale proposito, gli screening hanno evidenziato che l’utilizzo della tecnologia per più di 6 ore al giorno era maggiore tra i partecipanti dei centri della Pianura Padana (47%) rispetto al gruppo del centro e sud Italia (33%).

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