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Seno, il registro delle protesi è realtà: più sicurezza per

Il database del Ministero attivo da marzo

Sanihelp.it – La sicurezza legata alle protesi mammarie è un tema alla ribalta in seguito al primo caso di morte in Italia per linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL), una rara forma di tumore che sembra essere legato all'impianto di un particolare tipo di protesi mammarie.


Ovviamente, per parlare di correlazione tra protesi e tumore, per ricavare percentuali e constatare l'efficacia delle cure, raccogliere i dati è fondamentali. Per questo l'istituzione del registro delle protesi è un passaggio fondamentale verso una maggiore conoscenza e sicurezza. Se ne è discusso al 68° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica SICPRE, che si è appena chiuso a Palermo.

Istituito sulla carta diversi anni fa, il Registro delle protesi mammarie è diventato realtà il 25 marzo 2019. In quella data, infatti, è stata attivata la fase sperimentale di questo database che punta a raccogliere tutte le informazioni relative ai dispositivi mammari impiantati in Italia, sia a scopo ricostruttivo, sia a scopo estetico.

Attualmente, l'adesione al registro da parte dei chirurghi è su base volontaria e oggi sono abilitati all'inserimento dei dati circa 80 chirurghi in Italia. «Abbiamo contribuito a questo progetto in tutte le sue fasi – sottolinea Adriana Cordova, presidente del 68° Congresso – e come SICPRE siamo stati tra i primi ad aderire». Una stretta collaborazione dimostrata anche dalla presenza a Palermo della dottoressa Antonella Campanale della Direzione generale dei dispositivi medici del Ministero della Salute.

Seno e protesi, quando è il caso di sottoporsi a una visita

Le protesi mammarie sono impiantate sia a scopo estetico (per l'aumento del seno, l'intervento di mastoplastica additiva), sia a scopo ricostruttivo, in seguito a tumore. A tutte le pazienti portatrici di protesi, come a tutte le donne oltre i 40 anni, sono raccomandati controlli periodici, ma è anche importante non ignorare l'eventuale rigonfiamento che si può presentare anche diversi anni dopo l'impianto di protesi, in media 7. «La prima raccomandazione da fare alle donne è quella di sottoporsi sempre ai controlli consigliati – dice ancora Cordova -. E ovviamente di non trascurare eventuali cambiamenti nella forma della mammella. Dopo una prima visita, questi andranno indagati con ecografia, risonanza magnetica e ago aspirato. Nella stragrande maggioranza dei casi, è sufficiente rimuovere la capsula fibrosa che avvolge la protesi per arrivare alla guarigione».

ALCL, i rischi e le cure


Se diagnosticato precocemente, il linfoma anaplastico a grandi cellule in pazienti portatrici di protesi mammarie porta alla guarigione. Una buona notizia, quindi. L'altra buona notizia è che si tratta di una forma molto, molto rara. Ad oggi nel mondo (dati del Ministero della Salute) si stimano infatti circa 800 casi su 10 -35 milioni di pazienti. In Italia, i casi segnalati alla Direzione generale dei dispositivi medici del Ministero della Salute sono 41, nel lasso di tempo che va dal 2010 al marzo 2019, su un totale di circa 411 mila protesi impiantate nel nostro Paese negli ultimi 8 anni.

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