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Arginina, un nuovo alleato nella lotta contro il Covid

Lotta alla pandemia

Sanihelp.it – Dopo il lockdown di primavera che ha chiuso il mondo intero, molti sono stati gli studi sul virus e sulle possibili strategie per affrontarlo.


In aprile il team del professor Gaetano Santulli, professore e ricercatore presso l’Albert Einsten College of Medicine di New York, è il primo a scoprire e dimostrare che le manifestazioni sistemiche osservate nella malattia da coronavirus (COVID-19) potrebbero essere spiegate da una disfunzione endoteliale preesistente.

Da questa importante rilevazione è emersa l’esigenza di individuare una terapia che permetta un recupero delle funzioni respiratorie e della funzionalità dell’endotelio. L’attenzione si è concentrata così sulla L-Arginina, un amminoacido polare con una prima pubblicazione ufficiale in agosto dove è stato dimostrato come la supplementazione di L-Arginina possa essere una strategia terapeutica promettente per disturbi come la malattia coronarica (CAD), l'insufficienza cardiaca e la malattia delle arterie periferiche (PAD).

Questa review assume particolare rilevanza alla luce delle complicanze cliniche dell’infezione da COVID-19. «La disfunzione endoteliale è una delle principali cause di diverse condizioni patologiche che interessano il sistema cardiovascolare, tra cui ipertensione, aterosclerosi, diabete e aterotrombosi» afferma il professor Santulli.

«Per questi motivi sulla base degli effetti positivi della L-arginina sulla funzione endoteliale, possiamo ipotizzare che l'integrazione di L-arginina possa essere utile a contrastare la disfunzione endoteliale nei pazienti COVID-19, senza nessun effetto collaterale» conclude l’esperto.

Gli studi hanno permesso di stabilire che una dose integrativa di 3 g al giorno di L-Arginina sembra essere efficace nel favorire l’aumento dei livelli di NO, con positivo riscontro sulla funzione endoteliale, senza effetti tossici.

La scoperta del professor Santulli è stata subito messa in atto durante la seconda ondata, nel mese di settembre, dall’Ospedale Cotugno di Napoli e in particolare dal reparto di terapia intensiva e sub intensiva diretto dal professor Giuseppe Fiorentino, primario di Pneumologia.


Il Cotugno risulta essere così il primo ospedale italiano che valuta positivamente l’impiego di L-Arginina nei pazienti ricoverati per patologia da COVID-19. Come dichiarato dal professor Fiorentino, la supplementazione di 2 flaconcini/die di L-arginina in aggiunta alla terapia sub-intensiva adottata dall’Ospedale ha evidenziato un recupero più rapido della funzionalità respiratoria e una precoce negativizzazione dei pazienti.

A fronte dell’osservazione di questi risultati e con l’obiettivo di sistematizzare e condividere queste osservazioni con la Comunità Scientifica, l’Ospedale Cotugno ha avviato uno studio clinico randomizzato per valutare come l’aggiunta alla terapia standard di due flaconcini al giorno di L-Arginina, per via orale, in soggetti affetti da COVID19 sia utile per produrre un miglioramento della prognosi nei pazienti affetti da questa patologia.

Il protocollo dello studio attualmente in atto prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da Covid-19 con positività del test molecolare, 150 saranno trattati con L-Arginina e 150 con placebo.

Un ulteriore passo avanti nelle ricerche per l’individuare una terapia efficace nella cura dei pazienti Covid-19 viene portato all’attenzione del mondo medico-scientifico a inizio dicembre con un nuovo studio condotto ancora una volta dai ricercatori dell’AE College of Medicine di New York, sempre sotto l’esperta guida del professor Santulli, che ha confermato i potenziali effetti benefici e le proprietà antiossidanti della vitamina C in una serie di condizioni patologiche quali disturbi cardiaci e vascolari e quanto la vitamina C sia l’alleato perfetto da associare alla L-arginina

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