Sanihelp.it – Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (M.T.C.), tutto ciò che turba la produzione e la circolazione energetica interna all’organismo causerebbe degli squilibri responsabili dell’insorgenza di malattie.
Ecco perché l’origine di alcune alterazioni della capacità visiva sarebbe da individuarsi in organi differenti dall’occhio, soprattutto considerando che l’occhio, connesso peraltro a sette dei dodici canali energetici principali, risulterebbe direttamente collegato a fegato, cuore, polmoni, reni e milza-pancreas.
Tra tutti gli organi però, sarebbe in particolare il fegato a dominare l’insieme del globo oculare, motivo per cui le problematiche a livello epatico si ripercuoterebbero sulla capacità visiva, causando disturbi come daltonismo, secchezza oculare, prurito, vista annebbiata e cataratta.
Proprio in relazione a quest’ultima problematica poi, i dati sull’aumento dell’incidenza e sull’abbassamento dell’età di insorgenza (passata dai sessantacinque ai cinquant’anni) della cataratta sembrerebbero confermare la stretta connessione tra fegato ed occhio, entrambi vittime della cattiva alimentazione che oramai caratterizza la società moderna.
«Come da sempre afferma la medicina tradizionale cinese, esiste una stretta correlazione tra cataratta e salute del fegato – spiega Dario Chiriacò, omeopata, presidente dell’Ordine dei Medici di Rieti e responsabile della commissione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO) per le Medicine non Convenzionali – Purtroppo nello scenario attuale predominano i junk foods, ossia quei cibi definibili malsani in quanto caratterizzati da basso valore nutrizionale e da un eccessivo contenuto in zuccheri e grassi, e la diffusione di uno scorretto stile di vita. Il risultato finale è che le nuove generazioni, oltre all’obesità, sono esposte anche al rischio di sviluppare numerose malattie organico-metaboliche».
Ecco perché agire sul fegato attraverso l’impiego di preparati a base di composti dello zolfo, che neutralizzano i radicali liberi e svolgono notoriamente un’azione disintossicante a livello epatico, potrebbe risultare particolarmente efficace per il trattamento della cataratta senile (ovvero la progressiva opacizzazione del cristallino accompagnata da annebbiamento della vista e riduzione della capacità visiva), una problematica chiaramente ben diversa da tipologie come quella congenita o iatrogena, cioè provocata dall’assunzione cronica di alcuni farmaci, tra cui i corticosteroidi.
«A tale riguardo sono sette i farmaci omeopatici di notevole interesse per la loro azione sull’epatocita: Sulphur, Natrum sulphuricum, Sepia, Arsenicum album, Lachesis, Phosphorus e Lycopodium – prosegue il dottor Chiriacò – Impiegati singolarmente o in associazione, in relazione alle caratteristiche del singolo individuo, e per periodi prolungati (3-4 mesi), essi consentono di frenare e spesso far regredire la cataratta in fase iniziale».
«Un complesso efficace nelle malattie del fegato, disponibile in gocce, compresse e fiale orali, è R7, che riunisce Carduus marianus, Chelidonium, China, Cholesterinum, Colocynthis, Lycopodium e Nux vomica, e svolge pertanto una importante azione di drenaggio sia a livello epatico sia a livello colecistico con le ovvie conseguenze positive sugli organi collegati – aggiunge il dottor Chiriacò – Un valido supporto per stabilizzare la cataratta e migliorare il potere visivo è inoltre offerto dal collirio Mucokehl, costituito da Mucor racemosus D5 e clorexidinadiacetato, che riduce la viscosità del sangue e promuove la circolazione e il trofismo del bulbo oculare».
Considerando l’efficacia del trattamento soprattutto qualora sia somministrato nelle fasi iniziali della patologia, è consigliabile sottoporsi periodicamente a visite oculistiche di controllo, soprattutto in presenza di parametri epatici e metabolici alterati (come un aumento di colesterolo, trigliceridi e transaminasi) o di condizioni quali sovrappeso e obesità.